Il Partito Democratico
scopre le carte: vuole Berlusconi in carcere. Fallito il tentativo di sconfiggerlo alle urne l’unica soluzione
è fare fuori il leader del centrodestra con la gentile e accorata
collaborazione della magistratura. Un’idea, un sogno che la sinistra coltiva da tanto
tempo, dal 1994 per l’esattezza. Dopo Tangentopoli e la marea che spazzò via
un’intera (corrotta) classe dirigente, la sinistra si leccava già i baffi
pronta a godersi il potere per lungo tempo.
E invece arrivò Silvio a
distruggere i piani con la sua Forza Italia e la Casa delle Libertà. Da
allora 20 anni di processi, indagini, accuse (cosa mai accaduta prima,
eppure si trattava sempre di uno degli imprenditori italiani più importanti:
presidente di Milan e Fininvest) una persecuzione che adesso sta arrivando al
momento cruciale: le sentenze. Il Pd non perde tempo e chiarisce subito il
proprio pensiero, in caso di condanna voterebbe in Parlamento il si per
l’arresto di Berlusconi.
I ripetuti
comportamenti processuali di una parte della magistratura, che e' mossa da un
pregiudizio politico, non sono piu' tollerabili. La magistratura si e'
trasformata da ordine dello Stato in un potere assoluto, onnipotente e
irresponsabile. I magistrati si sono costituiti in correnti con chiaro
orientamento ideologico e politico.
Non si puo'
piu' consentire che nei confronti di un protagonista politico di centrodestra
possano scendere in campo pm appartenenti alla stessa corrente di sinistra e
che poi anche il collegio giudicante sia composto da due o addirittura tre
giudici appartenenti alla sinistra.
La "lotta
in Parlamento" su questi temi sara' una battaglia combattuta per ottenere,
naturalmente, le stesse garanzie per gli esponenti politici della sinistra. E'
una battaglia che non si puo' perdere, se non si vuole che l'Italia continui a
essere un Paese in cui nessuno che si dedichi al servizio della politica possa
vivere sereno.
Corre voce
che nel palazzo di giustizia di Milano si parli espressamente e senza vergogna
di una 'operazione Craxi 2'. Non sono riusciti a eliminare Berlusconi con il
mezzo della democrazia, le elezioni, e ora tornano a provarci attraverso questo
uso della giustizia a fini di lotta politica. Sanno che il Presidente del Pdl
rappresenta il vero ostacolo sulla strada della sinistra verso la conquista
dell’unica cosa che a loro importi….il potere!!
Soffermandosi
ora sulle accuse lanciate dal senatore Sergio De Gregorio che ha denunciato a
Napoli di essere stato corrotto con 3 milioni di euro per fare cadere il
governo Prodi, preciso che lo stesso De Gregorio aveva preannunciato questo suo
comportamento con piu' visite ai parlamentari del Popolo della Libertà.
Alle risposte necessariamente negative dei nostri
rappresentanti, se ne era andato sbattendo la porta e minacciando di raccontare
ai pm, che insistevano in questa direzione, quelle menzogne che poi in effetti
ha raccontato davvero per scampare alla prigione. Mi chiedo perche', pur
sapendo gia' la risposta, i pm anziche' chiedere il giudizio immediato non
abbiano fatto le opportune investigazioni che avrebbero dimostrato fin da
subito l'assurdita' delle dichiarazioni di De Gregorio...
Questo, e
concludo, e' il solito metodo usato 'ad personam Berlusconi' da 20 anni a
questa parte da certi pubblici ministeri, ed e' pure molto semplice: il
testimone viene intimidito al punto di minacciarlo della privazione della
liberta'; se e' gia' in carcere gli si promette la liberazione o un
miglioramento della propria condizione all’interno del carcere stesso se accusa
Berlusconi di qualche comportamento delittuoso, e questo metodo stanno usando
non solo con De Gregorio.
Questa malagiustizia va fermata, occorre opporsi alla
oppressione burocratica, fiscale ma anche giudiziaria. Il Popolo della Libertà
lodigiano sarà presente alla manifestazione di piazza sui suddetti temi, che si
terra in Piazza del Popolo a Roma sabato 23 marzo.
Giuseppe Sagliocco - Lodi