Ci siamo liberati di Berlusconi, il
vero problema che impediva all’Italia di spiccare il volo e di diventare una
potenza economica mondiale. Siederemo alla pari al tavolo dei Grandi, senza
paura di essere derisi e sbeffeggiati. Ora anche la disoccupazione inizierà a
calare. Non sarà più necessario aumentare l’IVA e la pressione fiscale più alta
del mondo sarà solo un brutto ricordo.
Ogni rischio di default è scongiurato:
si possono dormire sogni tranquilli. I giovani mettano da parte ogni proposito
di emigrazione, non è più necessario.Suona più o meno così il delirio che ha
colto una parte degli Italiani alla notizia della condanna in primo grado.
La demenzialità raggiunta dalle
manifestazioni di gaudio è pari solo al carattere sproporzionato della
grottesca sentenza comminata al Cavaliere, rendendola di fatto più simile ad
una vendetta che ad un atto di giustizia.
Questi solerti maestri del bene
comune sono troppo impegnati a darsi il cinque per comprendere, con
lungimiranza, un aspetto ben più rilevante: la condanna in primo grado ha di
fatto trasformato Berlusconi in un martire, e di conseguenza in un simbolo che
sopravviverà anche dopo la morte.
Questo significa, molto semplicemente, che
chi pensava di avere appena inferto un colpo decisivo, probabilmente mortale,
al berlusconismo, in realtà ne ha sancito l’immortalità.
Non
sappiamo quali ulteriori accadimenti siano necessari per far ritenere che
Berlusconi sia oggetto di un’attenzione ostile e prevenuta, e quindi non
imparziale, da parte di certa magistratura.
Di questo sono convinti i milioni
di cittadini italiani che votano per lui, per il suo partito e per i suoi
programmi liberali, e che, come antidoto alla deriva giustizialista, dobbiamo
augurarci siano ancor più numerosi nel prossimo futuro.
Che cos’è
diventata l’Italia? Abbiamo condannato un uomo basandoci su illazioni,
calunnie, menzogne, ed un Tribunale mendace.
Pur di condannare il Presidente
Berlusconi, si è fatta una forzatura incredibile alle basi del diritto, s’è
lesa la presunzione d’innocenza e s’è detto che 32 testimoni abbiano dichiarato
il falso solo per coprire il Cavaliere. Proprio così, l’intero processo per i
giudici, non conta.
Non ha rilevanza che i presunti concussi dicano di non
esser stati concussi e la presunta abusata di prostituzione minorile dichiari
non solo di non avere mai avuto rapporti sessuali con il Cavaliere, ma si
scontra con la Corte perché questa vicenda continua a ledere la sua immagine.
Tutto
ciò, non è di rilievo. E’ essenziale condannare l’imputato.
Il Cavaliere è stato condannato sulla
base della moralità, e non su fatti realmente accaduti, su norme giuridiche, o
“prove provate”. Il banchetto di etica è stato nauseante, il vulnus
istituzionale venutosi a creare dopo questo processo è grave ed ingiurioso per
una Democrazia Occidentale evoluta e matura.
Siamo al bunga bunga del diritto,
si salvi chi può…
Giuseppe Sagliocco - Lodi
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