I pubblici poteri,
avvalendosi dei mezzi di comunicazione di massa, quale la televisione di Stato
e tutta la stampa periodica di una qualche importanza, hanno costruito quella
che potremmo chiamare la “Cultura dell’antifascismo“, quale ideologia ufficiale
del nuovo regime, che ha sostituito e che si contrappone a quella precedente
del Fascismo. Tale ideologia si basa su un’interpretazione faziosa e distorta
della Carta Costituzionale.
A livello dottrinale la
cultura italiana è tuttora dominata da una ideologia di ispirazione marxista
che, pur adattandosi ai tempi, fa proprie quelle istanze di totalitarismo che
l’hanno sempre contraddistinta. Si giunge a sostenere che solo alcuni partiti
sono legittimati a governare, quelli che vengono ritenuti vicini al popolo,
quali sarebbero appunto quelli di ispirazione e di origine marxista.
Partendo dal presupposto
che la Costituzione si contrapponga al precedente regime fascista, si ritiene
che i valori morali, dei quali la Costituzione è portatrice, siano quelli
individuabili in contrapposizione al Fascismo, come se questo fosse l’unico
totalitarismo esistente, e l’unica possibile fonte di ogni male.
La
Costituzione in realtà tutela tutti i diritti umani, e non soltanto quelli che
si ricollegano alle vicende storiche dell’Antifascismo.
Il richiamo è dunque in
larga misura riduttivo ed ambiguo: i precetti costituzionali hanno voluto
condannare non solo il Fascismo, ma ogni tipo di Stato totalitario, ed ogni
violazione dei diritti umani che venga commessa. La Costituzione è antifascista
nella stessa misura in cui è contraria ad ogni forma di totalitarismo, dallo
Stato comunista ai regimi teocratici del terzo mondo, basati sulla Sharia.
La
Costituzione ha garantito coattivi valori universali, istituendo un regime
democratico e liberale, basato sul rispetto dei diritti umani, e non ha voluto
escludere solo il Fascismo, ma ogni regime assoluto che violi tali diritti.
Altrettanto antitetico è
il trattamento riservato all’opinione che si abbia degli uni e degli altri. Nel
dibattito politico si distinguono crimini che è doveroso ricordare, e dei quali
non può essere cancellata la memoria, da altri che è altrettanto doveroso
dimenticare; crimini che è doveroso punire, da altri che è doveroso perdonare.
Così ad esempio, l’avere
un passato comunista e l’averne approvata ogni aberrazione, anziché essere
oggetto di riprovazione, costituisce il fiore all’occhiello di ogni prestigiosa
carriera. E la carta vincente, quella che apre la porta ad ogni successo, è
proprio l’adesione e l’attiva militanza in quella ideologia.
Questa impostazione, che
viene propagandata attraverso il dibattito politico, ed inculcata alle nuove
generazioni attraverso la scuola pubblica, altro non è che squallida propaganda
politica, che distorce la verità storica, così come la portata dei precetti
costituzionali.
Giuseppe Sagliocco - Lodi
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