Un accordo da 5 miliardi di euro
complessivi per 2,8 milioni di dipendenti. Sono i due numeri sintetici
dell’accordo per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici che era fermo
da 7 anni. Tra blocco del turn-over e pensionamenti,
il numero dei dipendenti in servizio è diminuito in numero assoluto e quei
pochi rimasti in servizio sono costretti a lavorare per tre e ad essere pagati
neppure per uno! Infatti sono diminuite le loro retribuzioni annuali e di
conseguenza il loro potere d’acquisto.
L’aumento medio di 85 euro lordi al
mese è da intendere «a regime»: la cifra sarà raggiunta per tappe successive
nel corso di tre anni. Avere tutto e subito l’anno prossimo costerebbe troppo.
Sarà necessario, quindi, trovare risorse aggiuntive, rispetto ai 5 miliardi
previsti nei prossimi tre anni.
Il rinnovo dei contratti del pubblico
impiego non può essere oggetto di contrattazioni frettolose, né tanto meno essere condizionato dalla
Sentenza della Corte Costituzionale, che ha parzialmente bocciato la Legge Delega
Madia sulla riforma della PA.
Ora, all'improvviso, e guarda caso
proprio a ridosso del voto referendario, il premier è intervenuto a gamba tesa, sconfessando le perplessità
manifestate dalla “Ministra” Madia sulla possibilità di un rinnovo in tempi
brevi, proprio a causa della Sentenza di cui sopra, prospettando soluzioni che ricalcano grossolanamente
quelle adottate per il contratto dei metalmeccanici, ma che già ad una
prima analisi destano non poche perplessità.
Il tanto decantato aumento di 85 euro
in busta paga, che comunque non scatterà prima di dicembre 2017, è solo uno specchietto per le allodole, in
quanto non recupera
l'inflazione e quindi non è sufficiente a coprire le perdite subite dai lavoratori, in termini di potere d'acquisto, in questi 7
anni di attesa e inoltre, per molti dipendenti, tale
aumento potrebbe comportare il superamento della soglia reddituale che dà
diritto al bonus degli 80 euro e oltretutto, la quota di 85 euro non si applica uniformemente a tutti, ma
è da considerarsi "media", che
aiuta i redditi genericamente più bassi, invece di agevolare espressamente quelli minimi.
Molto preoccupante è altresì il
problema della copertura finanziaria: il reperimento delle risorse necessarie
richiederà uno sforzo ben superiore agli stanziamenti previsti in Legge di Stabilità, perciò si teme che,
successivamente, possano scattare dei meccanismi di recupero che vadano sempre a danno dei lavoratori
dipendenti.
Il sottoscritto non condivide
assolutamente le linee sulle quali il governo si è orientato, non per offrire un reale sostegno al personale degli enti
locali, bensì per cercare di rabbonire i sindacati e tentare una disperata azione di condizionamento
del voto referendario del 4 dicembre non tenendo conto delle vere esigenze di questo momento dei
lavoratori dipendenti, che vedono negarsi, insieme agli altri, da ben 7 anni in
Contratto Nazionale, il Governo vorrebbe assegnarci una miseria simile, che non
coprirebbe nemmeno la vacanza contrattuale! Per questo e per molto altro...#IOVOTONO
Giuseppe Sagliocco - Lodi
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