venerdì, luglio 20, 2012

E se Berlusconi scendesse in campo? Magari...


Anche se con qualche sfumatura e qualche distinguo doveroso, il Cavaliere sa bene che agli ex An non va giù l'annuncio della sua discesa in campo. Ma ogni decisione sarà legata all'ottenere il risultato migliore. Berlusconi, insomma, sta «sondando» il terreno. E se presentarsi candidato premier porterà più punti percentuali allora lo farà. Giustamente. Stesso discorso per il nuovo nome del partito: sarà quello con più appeal, quello che piace di più alla gente. E’ altresì chiaro che quando Berlusconi parla di “Forza Italia” non lo fa perché è un nostalgico ma lo fa perché pensa a un partito di centrodestra moderno che sia cattolico ma anche liberale e riformista aperto a tutti i moderato e comunque a tutti quelli che non si riconoscono nella sinistra.
Anche il segretario del Pdl Alfano cerca di tranquillizzare gli ex An, li invita a «restare uniti» e spiega che «nel nostro partito non ci sono regnanti o sudditi». Lo schieramento dei dubbiosi ex An è nutrito. I forzisti chiedono facce nuove e larghe intese, gli ex An temono che gli azzurri sarcrifichino la legge elettorale con le preferenze per liberarsi di loro e pretendono le primarie.
Il Pdl ha bisogno di progetti nuovi, di proposte serie, di una linea politica chiara, di un percorso per il futuro del paese e di persone normali, possibilmente giovani e con facce serie e limpide che si propongano come timonieri futuri; certo, ci vorrebbero meno polemiche...se vogliamo sperare di vincere o almeno limitare la sconfitta, ma intanto il candidato sarà quello che prende più voti e cioè Silvio Berlusconi. La questione che sta animando il PDL in questi giorni, è il ritorno alle origini, alle intenzioni della prima ora a quell’entusiasmo e alla ricerca di una prospettiva differente.
Berlusconi punterà come detto su di un programma e su una squadra di quarantenni che saranno i veri promotori della nuova avventura politica, i garanti del nuovo Pdl…La riscoperta dei valori che portarono alla nascita di Forza Italia, a prescindere dal nome, non è tornare indietro, non è guardare indietro quindi, bensì deve essere la volontà di condividere un progetto nuovo che possa puntare a riaggregare l’area liberal-socialista e riformista con quella laica moderata e repubblicana e con il cattolicesimo popolare ancorchè liberale. Ma voglio ripeterlo ancora, sarà un partito nuovo e quindi non si ritornerà a Forza Italia, sic et simpliciter, come alcuni erroneamente pensano.

L’idea è quella di rivolgersi agli elettori e lanciare un appello in difesa della tradizione moderata. Soprattutto se dovesse passare il premio per il primo partito, nella ipotesi di nuova legge elettorale tuttora in via di ulteriore definizione, SB ce la potrebbe fare…Siamo realisti: con un Pdl senza il Cav candidato premier, al governo ci andrebbero i sinistri. Basta questo ad auspicare la discesa in campo del Cav. tutto il resto sono chiacchiere inutili perché uniti si vince, mentre divisi si consegna il Paese alle sinistre!! Occorre recuperare entusiasmo, ma anche capacità e volontà di mobilitare in un momento in cui esiste distanza tra i cittadini e la politica in piena crisi come quella attuale. A noi la scelta…

 
Giuseppe Sagliocco - Lodi

lunedì, luglio 16, 2012

Basta con questo Colle interventista


Che il presidente della Repubblica si sia ritagliato un ruolo da protagonista nell'agone politico, non è certo una novità: stando gli archivi dei quotidiani, lo fa almeno dalla metà del 2008, ossia da quando è andato al governo Silvio Berlusconi. Ma l'inquilino del Quirinale continua a dare il meglio di sè anche in questi giorni.
Insomma, l'impressione è quella di trovarsi di fronte a un presidente «interventista» più che «notaio». Certo, allora come oggi, Napolitano continua a muoversi sempre nel rispetto dei confini che la Costituzione ha stabilito, ma i suoi discorsi, appelli generici alla politica, ai partiti, all'Italia vengono sempre più spesso letti come vere e proprie entrate a gamba tesa contro il Parlamento, in particolare contro il governo dell’ex premier.
L'interventismo di Napolitano, certo non nuovo nel suo settenato che si chiude con il governo Monti, dal capo dello Stato favorito nel suo formarsi per evitare elezioni anticipate, non piace a destra.
Anticipiamo un po’ il bilancio del settennato Napolitano. Una cosa davvero storica ha fatto Giorgio: dopo avere regnato all’unisono con la casta che lo elesse e i cui misfatti omise di punire: ha deposto il Cagliostro di Arcore, ha insediato Mario Monti, ha lanciato il superiore concetto di governo dei tecnici.
Ma Napolitano supera tutti i limiti: adesso decide pure per il dopo mandato?
Il Colle entra a gamba tesa sul futuro dell'Italia e spiega: "I partiti non si illudano, il prossimo governo avrà gli stessi problemi di questo esecutivo, ossia debito e crescita".
La soluzione di Napolitano? Non cambiare nulla. Questa volta Re Giorgio decide pure per il dopo-mandato... dopo Mario Monti come premier vuole un nuovo Monti.
Il capo dello Stato non molla e vuole decidere (ancora) il futuro dei partiti.
Naturalmente, resta inteso e chiarissimo a tutti che se le stesse cose che sta facendo il comunista Giorgio le avesse fatte Berlusconi, sarebbe scoppiata una guerra civile. Mentre Bersani a pecora dice: Obbedisco!

Giorgio Napolitano prima ha cancellato l’ipotesi di voto anticipato, poi ne ha anticipato i risultati, annunciando quale sarà la politica governativa non solo dopo le elezioni della prossima primavera, ma anche dopo la fine del suo mandato.

Adesso basta, Napolitano sta superando tutti i limiti.



Giuseppe Sagliocco - Iscritto al Pdl - Lodi

lunedì, luglio 02, 2012

Casta: quelli che fanno la morale agli altri...


Ebbene si…c'è un mondo che lavora e che si impegna. Sono quelli che non fanno la morale agli altri. Forse sono quelli che, legittimati, vengono indicati come usurpatori. Ci sono quelli che rischiano la vita per pochi euro al mese. I lavoratori, le forze dell'ordine, ad esempio. Ci sono i piccoli imprenditori che provano a trovarsi uno spazio nella vita sociale, investendo capitali, rischiando di perderli, lavorando anche 18 ore al giorno. Ce ne sono altri che invece sono funzionali alla casta. Poi ci sono quelli che giudicano gli altri, non avendo mai lavorato in vita loro. E ci sono quelli che fanno politica per mestiere. Quelli che fanno i sindacalisti per lavoro; quelli che fanno per professione l'antimafioso, e prima c'erano quelli che facevano per professione l'antifascismo (ora sono fuori moda, però, anche perchè dovrebbero spiegare perchè fini si e la russa no, ad esempio). Ci sono anche quelli che vivono bene facendo i pentiti e quelli che appena vengono toccati dagli strumenti "democratici" di investigazione richiedono con urgenza una legge che garantisca dalle intercettazioni ... questi sono i politicamente corretti. Sono i "non ci sto" di stomachevole memoria. Ed anche scrittori mediocri, come Saviano ad esempio, che hanno trovato l'Eldorado in Italia. Basta la parola giusta al momento giusto e basta schierarsi dalla parte giusta. La vita è fatta anche di opportunità, altri la chiamano in altro modo. La questione è trovarsi al posto giusto al momento giusto o dire la caxxata giusta al momento giusto, tanto in italia è di chi la dice più grossa. ... Così si vendono libri e si vendono copie di giornali; così hanno fortuna i teletribuni; così la politica diventa professione, così si saccheggia il Paese a danno di chi paga. Così si fanno avanti demagoghi e comici, incapaci anche di concepire il rispetto democratico e di garantire pluralismo e confronto.


Giuseppe Sagliocco - Lodi