martedì, settembre 26, 2006

PRODI L'ANTIEUROPEO

Pochi sono i mesi trascorsi dal 17 maggio 2006, data dell'insediamento del governo Prodi, ma in questi pochi mesi, il Presidente del Consiglio Prodi e i suoi Ministri ne hanno combinate di tutti i colori, come i tanti colori che formano la variopinta coalizione di centro-sinistra. Hanno fatto capire con le loro dichiarazioni, ma in modo ancor più chiaro con i provvedimenti legislativi adottati (a volte anche con piani segreti su carta intestata della Presidenza del Consiglio), quale sia la linea politica di questo esecutivo che è facilmente riassumibile nelle seguenti parole: chi se ne frega dell'Europa e del diritto comunitario.

Dalla revoca dell'embargo per la vendita di armi alla Cina, all'abuso e alla manipolazione di mercato nella vicenda Telecom Italia. Dal decreto sulle false liberalizzazione Visco-Bersani contro la direttiva sul riconoscimento delle qualifiche professionali, ai tentativi di abbattere i limiti di quel Patto di Stabilità che proprio il Prof. Prodi, in tempi non sospetti, prima lo difende ad ogni costo fino alla Corte di Giustizia e ora giudica stupido a tal punto da non voler rispettare le indicazioni della Commissione. Dal blocco della TAV, che è bene ricordare è parte del progetto europeo prioritario, identificato come corridoio 5, alla bocciatura del Ponte sullo Stretto di Messina, anello di congiunzione della Sicilia con il corridoio 1 Berlino-Palermo.

Questi sono solo alcuni degli esempi, che sono riportati e accuratamente documentati in un dossier prsentato dai Parlamentari Europei di Forza Italia nel quale si trovano i Decreti, le dichiarazioni stampa, le prese di posizione e gli atti
del governo Prodi palesemente in contraddizione con il
diritto comunitario. Tutti i documenti citati, talvolta sotto forma di risoluzioni del Parlamento europeo, in altri casi di direttive del Consiglio europeo e del Parlamento europeo già in vigore, mettono in luce la difformità della politica del governo di centro-sinistra rispetto al diritto comunitario. Altre volte ancora sono gli stessi parlamentari europei che con interrogazioni scritte ed orali alla Commissione, al Consiglio o al Presidente del Parlamento chiedono il rispetto del diritto comunitario.

Insomma ce n'è per tutti i gusti. Sarà forse per questo che il Presidente Prodi improvvisamente ha annullato la sua visita, per altro già confermata, prevista per la prossima sessione plenaria dell'11 e 12 ottobre al Parlamento europeo? Proprio al Parlamento europeo dove il candidato a Presidente del Consiglio, Romano Prodi, era venuto a fare campagna elettorale...

Saluti azzurri

E salviamola...questa democrazia!

Sul blog di Vito Schepisi (www.vitoschepisi.blogspot.com), ho letto un commento ad un articolo di Massimo Teodori da Il Giornale del 23 settembre 2006 dal titolo "SALVATE LA DEMOCRAZIA" ed ho così ribattuto :

Un anonimo ha detto...
Questo lungo post, per taluni versi abbastanza sconclusionato, non essendoci paragrafi e connettivi logici che rendano il discorso omogeneo, dà molto l'idea delle puerili opinioni di gente un tempo afferente al PCI e oggi pendente dalle labbra del leader di Forza Italia, qualsiasi insulto o profezia visionaria esso dica. Oscar Brambani

Giuseppe Sagliocco ha detto...
Mi permetta di dissentire in toto...Altro che sconclusionato...sconclusionato, anzi, interessato e molto di parte a me sembra il suo, Brambani di commento!
Paragrafi e connettivi logici?
Lei deve essere un ex sessantottino cui la SQUOLA di sinistra purtroppo non ha insegnato nulla, e che ancora oggi fa danni grazie a un nozionismo bue che la fa da padrona...Il post è chiarissimo e verissimo...Ma chi è Prodi? Cosa ci fa a capo di un esercito SENZA PARTITO? Nè carne nè pesce...nè carisma, nè qualità riconosciute...Eppure è la seconda volta che i vetero post e neo comunisti della sinistra italiana sono ricorsi a questo pacioccone front-man per rappresentare la metà degli italiani!!!
E' facile così strumentalizzare un autorevole signor NESSUNO alla bisogna di quella accozzaglia di vampiri assatanati di potere e messi assieme con un unico comun denominatore: A MORTE BERLUSCONI, A NOI L'ITALIA! Solo che non hanno fatto bene i conti, all'interno della DIS-UNIONE, per cui chiaramente Brambani parteggia, ognuno la pensa a modo suo, su tutto c'è caos e su NULLA accordo!!!
Il "pupazzo" in questo marasma è l'ideale!
Non esiste guida politica per questo governo, le gaffes si susseguono (Cina, embargo armi e diritti umani, Rovati e il Parlamento, il terrorismo, il nucleare e Ahmadinejad, il Papa e le sue guardie a protezione...) e la débacle è sempre piu' evidente..ovviamente può vederla chi ha deciso di tenere gli occhi aperti senza pregiudizi...Infatti i post-comunisti, che hanno furbescamente scelto Prodi come mediocre archeologo della prima Repubblica democristiana, finiscono per essere vittime del contrappasso. Volevano un «utile idiota» debole, e si ritrovano un cultore del potere di clan, debole sì ma ostinato. Volevano un ambiguo navigante tra il Mediterraneo e l'Europa che aveva malamente presieduto a Bruxelles, e si ritrovano un intrigante interlocutore del fondamentalismo islamista e un propugnatore delle armi alla Cina. Volevano un docile paravento per i moderati, ed hanno a che fare con un poltronista di Palazzo Chigi che per resistere fa asse con il bertinottismo.Noi però guardiamo oltre il triste tramonto del premier preoccupandoci che la guida del Paese scivola sempre più in basso. A risollevarci non basta un decreto sulle intercettazioni telefoniche. Che vinca il centrosinistra o il centrodestra sulla base del voto popolare, riteniamo necessario che al governo vi sia sempre un leader politicamente legittimato e responsabilmente efficace. Prodi non è né l'uno né l'altro. È perciò tempo che i suoi se ne liberino nell'interesse della democrazia e dell'Italia.
Saluti azzurri (www.giuseppesagliocco.blogspot.com)

giovedì, settembre 21, 2006

LE OMBRE DI PRODI

Passano i giorni e appare sempre più chiaro che le vicende legate al futuro di Telecom siano state oggetti di quantomeno loschi intrighi. Noi non siamo gente che accusa senza avere le prove, quindi ci limiteremo, mi limiterò, a esporre i fatti così come li ho appresi guardando i telegiornali e leggendo i quotidiani. Qualche giorno fa, a seguito di un incontro con Murdoch, Tronchetti Provera annunciava l’imminente scorporo di Telecom e la probabile messa in vendita di Tim – Telecom Italia Mobile. Mentre tutti si auguravano che TIM non finisse in mani straniere, Prodi (dalla Cina), si affrettava a mettere in chiaro che lui non era a conoscenza dei movimenti di Telecom. Peccato che da lì a pochi giorni tutto si sarebbe capovolto. Tronchetti Provera inizia a lamentarsi su come, secondo lui, Telecom gli sia stata “portata via con un blitz”. Qualche giorno dopo spunta un piano segreto, stampato su carta intestata di Palazzo Chigi, in cui si troverebbero le istruzioni che Tronchetti Provera era tenuto a rispettare riguardo allo scorporo della sua azienda. Rutelli, dopo le prime polemiche della CdL, insiste legittimando (e ammettendo) l’interesse del Governo per l’azienda telefonica. Rovati, strettissimo consigliere del Premier Romano Prodi, ammette di aver scritto lui stesso quel foglio e che il suo “protetto” non ne era a conoscenza. A questo punto (la copertura pare abbastanza ovvia e poco e mal mascherata) la CdL insorge compatta chiedendo, perlomeno, una discussione in Parlamento sui fatti di questi giorni e sulle presunte partecipazioni del Governo. Prodi (sempre dalla Cina) si affretta a rispondere spazientito che non andrà mai a riferire in Parlamento su una questione “intorno alla quale girano troppe voci”. Ma a questo punto anche dall’interno della sua Maggioranza, i partiti più piccoli (soprattutto RnP) iniziano a sostenere anch’essi la necessità di un confronto parlamentare. Favorevole è anche Chiti. Ma Prodi non ci sta. Lui proprio non ci vuole venire in Parlamento. Cosa avrà mai da nascondere? Sta di fatto che, per ora, Tronchetti Provera si è dimesso e alcuni esponenti della CdL minacciano di bloccare i lavori parlamentari facendo mancare il numero legale fino a quando non sarà fatta chiarezza. Le richieste sono semplici: discussione in Parlamento e commissione d’inchiesta. Cicchitto ha già pronte alcune domande con cui accogliere Prodi di ritorno dalla Cina. Se non dovesse rispondere sarà crisi. E intanto le procure sono pronte ad aprire fascicoli con l’accusa di aggiotaggio. Neanche tanto male, visto che in molti ricordano il primo scandalo che vide uniti Telecom (Serbia) e Prodi, anche allora Premier. Vi lascio, per ora, con dubbio: cosa sarebbe successo se al posto di Prodi ci fosse stato Qualcun Altro?
Saluti azzurri