venerdì, marzo 24, 2017

Integrazione, accoglienza e terrorismo. Viva l'Italia!


Diciamocelo chiaro: certe situazioni stanno creando sempre più rabbia e acredine negli italiani che vivono a ridosso della miseria senza casa e, a volte, senza alimenti. Il motivo è semplice, la cosa viene vissuta come una forma di ingiustizia sociale.

Si parla di integrazione, ma abbiamo visto cosa hanno combinato tanti islamici integrati in diversi Paesi europei, con bombe e attentati. E poi queste persone non vogliono integrarsi, non ce la fanno perché sono molto diversi da noi oltre che per la lingua, soprattutto per il credo religioso, per le usanze e la mentalità.

L’accoglienza degli immigrati in Italia finora è stata nel segno del lusso, con vitto alloggio vestiti, scarpe, wifi, corsi di sci e di nuoto, tutto gratis. Ma quello che è peggio e che molti “buonisti” a tutti i costi fingono di non sapere, è che questi richiedenti asilo sono regolari solo per il 5-10%, per il resto sono clandestini. Cioè significa che essi non scappano da una guerra, e sono quindi immigrati che non hanno diritto di asilo.

Purtroppo in Italia ed in Europa tutta la problematica è stata presa troppo alla leggera, solo quando poi succede o succederà qualcosa, si dirà che si è sbagliato e che si doveva intervenire. Cosa possiamo fare noi italiani? Punto primo, non ospitiamo più nelle trasmissioni televisive persone invitate a parlare che non hanno nessuna competenza e nessuna responsabilità sulle vicende e soprattutto non sanno nemmeno portare avanti un ragionamento logico, facendo solo incazzare gli italiani in difficoltà.

Secondariamente, finché la mafia, la n’drangheta, la camorra e la sacra corona unita regnano, l'Italia non correrà rischi di attentati; anche perché l'Italia serve agli integralisti per sbarcare in Europa. La delinquenza non ha alcun interesse ad avere l'esercito schierato sul territorio perché i loro loschi affari ne risentirebbero. Ed i nostri politici lo sanno.

L’ultima immagine scovata in rete porta la firma dell'Isis, che invita gli islamici ad attaccare il Duomo di Milano. Si tratta di una vera e propria chiamata alle armi con il consiglio usare i veicoli per effettuare attacchi terroristici in mancanza di armi o sistemi più sofisticati. L'appello a colpire il Duomo di Milano è ancor più drammatico se si pensa che il Papa Francesco farà visita al capoluogo lombardo.

Io penso sia una minaccia fasulla, una messa in scena per avallare la presunzione che in Italia “l'intelligence”  sia la migliore in Europa; non capiscono che non ci saranno attentati finché il nostro bel Paese è la porta d'entrata per l’Europa, e se proprio non ci riescono hanno sempre la possibilità di rimanere qui, vivendo con vitto e alloggio gratis ricevendo vestiti e una piccola mancetta per varie spese giornaliere… Viva l’Italia!!

Giuseppe Sagliocco
http://giuseppesagliocco.blogspot.it/2017/03/integrazione-accoglienza-e-terrorismo.html

mercoledì, marzo 08, 2017

Gli immigrati? C'è poco da fare, se non si troverà una soluzione subito, siamo destinati ad essere colonizzati.


Parliamoci chiaro. Il problema più grande è che non siamo capaci di risollevarci dalla crisi economica generata da noi medesimi, per cui non riesco a immaginare come faremo a dare agli stranieri quanto non abbiamo più nemmeno noi.Vogliamo insistere ad accogliere migliaia e migliaia di poveracci che sbarcano quotidianamente sulle amate sponde?
Bene. Però ci vogliamo pensare a quello che succederà tra una decina o una ventina di anni, quando in Lombardia e nel Veneto i neri saranno più numerosi dei bianchi?
Personalmente sostengo quanto afferma Vittorio Feltri: “Fermate l' invasione dei barbari o sarete rovinati nonché imbastarditi e derubati della nostra cultura millenaria, oltre che della identità ereditata dai nonni e dai padri”. 
Intanto, accuse pesanti arrivano da parte del Consiglio d'Europa: l'Italia rimpatria pochissimi immigrati, è lenta nel ricollocare chi ha diritto all'asilo e non ha costruito centri di accoglienza adeguati. Non solo. "Il sistema di rimpatri volontari e delle espulsioni forzate" è "debole" e "rischia di incoraggiare l’afflusso di un sempre maggior numero di migranti economici irregolari". Secondo il Consiglio d'Europa, infatti, "sarebbe più sensato mettere in piedi canali legali per l'immigrazione economica, con procedure da seguire nei Paesi di origine, invece di favorire coloro che entrano nel Paese in modo illegale. 
Secondo Milano Post, quotidiano di informazione e cultura a cura del Direttore nonché consigliere FI al Comune di Milano Fabrizio De Pasquale: "quando si decide di accogliere così tante persone, quando circolano in città migliaia di persone con foglio di espatrio o senza diritto di asilo, è matematico che ogni luogo incustodito diventi nel giro di poche ore un dormitorio". Il caso in questione riguarda un dehor trasformato in accampamento nella via principale dello shopping, Corso Buenos Aires. 
Un dehor molto grande all’angolo con piazza Oberdan è stato infatti adibito a ricovero diurno e notturno per  senza fissa dimora di varie etnie. A Milano, nella città di Sala, per ottenere quanto previsto da leggi, regolamenti e elementari regole di civiltà e decoro servono mesi, interventi politici, articoli etc etc.
Le soluzioni? Stop subito, o gli immigrati ci colonizzeranno!!
Iniziamo a non andare a prenderli sulle coste libiche. Solo se arrivano sulle coste siciliane muoverei la nostra marina, non so se avete idea di cosa costi muovere una nave della marina militare al giorno, elicotteri e quant'altro. Poi nei campi di accoglienza, che devono essere blindati, li controllo ad uno ad uno con precisione e li seleziono per etnia e nazionalità. Anche chi non ha passaporti, metto li degli esperti in lingua e ne capisco l'accento. Quando non sono provenienti da paesi in guerra li rispedisco al mittente, subito. Nave traghetto, carcere e via al paese di destinazione, fosse anche la Nigeria li riporto tutti giù. Accolgo solo Siriani e a termine, fino al termine del conflitto e non gli uomini ma solo le famiglie. Io la penso così. E' così difficile adeguarsi e mettere in pratica? 


Giuseppe Sagliocco


giovedì, febbraio 16, 2017

Palme e banani in Piazza Duomo: le contestazioni dei milanesi. Contro le tradizioni e filo-immigrati.



Si sprecano le ironie che abbinano il nuovo look della piazza con la canzone vincitrice del Festival di Sanremo «Occidentali's Karma»: resta da capire come l'amministrazione comunale abbia potuto sposare un progetto discutibile, che certo non fa onore alla sacralità di una delle piazze più famose del mondo che per essere abbellita non ha certo bisogno di una foresta tropicale.
In piazza Duomo «mancano scimmie e cammelli e poi avremo l'Africa in Italia - contesta il segretario della Lega Matteo Salvini -. I clandestini del resto già ci sono».
Sinceramente, contesto la trovata di piantare alberi tropicali in una località che tropicale, decisamente, non è.
Però vuoi mettere che ora, gli appassionati di palme potranno andare in piazza del Duomo a Milano, credendosi anche loro principi in un meraviglioso giardino? Peccato che i giardini nelle città, come scrive Francesco Lamendola, hanno un senso in rapporto con i luoghi, con la loro storia e con il loro destino.
È ben noto a tutti infatti che Milano è una tipica città subtropicale, con il clima di Palermo e di Tunisi, e che quindi le piante più adatte, e nel rispetto della tradizione locale, per la piazza del Duomo, sono le palme, alte, slanciate, diremmo gotiche, in armonia con il Duomo stesso. 
Bisognerebbe chiedere scusa alla città per un obbrobrio che snatura piazza Duomo. Essa va ripristinata così com'era. Questo episodio certifica come questa giunta sia in balia di chi offre di più. 

Giuseppe Sagliocco - Lodi

lunedì, gennaio 02, 2017

Beppe Grillo garantista: così decade anche l’ultima motivazione per votare M5S!!



Ci ricordiamo bene tutti il comportamento dei “grillini” quando Berlusconi fu indebitamente cacciato dai Palazzi…ebbene oggi Beppe Grillo ha varato il nuovo codice di comportamento per gli iscritti e gli eletti a Cinque Stelle. La novità più grande? L'avviso di garanzia non è più una macchia indelebile sul capo dei politici, forse  il caso Roma insegna: impossibile non incappare nelle maglie della magistratura. Così anche i “manettari” sono costretti a diventare garantisti.

La ricezione, da parte del portavoce, di informazioni di garanzia o di un avviso di conclusione delle indagini non comporta alcuna automatica valutazione di gravità dei comportamenti potenzialmente tenuti dal portavoce stesso, sempre salvo quanto previsto al punto 5", recita il nuovo codice di comportamento . E che rimette "al Garante" (cioè il "padre-padrone" Beppe Grillo), al "Collegio dei Probiviri" o al "Comitato d'appello" "la valutazione della gravità di fatti che configurano i c.d. reati d'opinione ipotesi di reato concernenti l'espressione del proprio pensiero e delle proprie opinioni, ovvero di fatti commessi pubblicamente per motivi di particolare valore politico, morale o sociale".

E così decade qualsivoglia motivazione che possa indurre a votare, se mai si arriverà ad elezioni, per il M5S. 
L'anomalia non consiste nell'essere garantisti, perché, in fondo la stessa Costituzione recita che nessuno deve essere considerato colpevole sino alla condanna definitiva, ma lo è l'essere colpevolisti a prescindere per interessi di bottega politica. Fino a quando poi non sperimenti di persona cosa significa. Allora ci si rende conto.

Grillo non fa altro che confermare quello che Berlusconi diceva da anni: il sistema giudiziario fa acqua da tutte le parti! è ora di metterci le mani e di porre freno allo strapotere giudiziario di un singolo giudice o PM (cioè magistrato)!! Non è possibile che un giudice possa favorire la sinistra bloccando il rivale, come è avvenuto con Berlusconi.

Bella faccia: garantista con i suoi, giustizialista con gli altri. Sembra la doppia morale dei comunisti: comprensivi con i compagni Greganti, Errani ecc e aggressivi con tutti gli altri, tanto da far inventare dai compagni magistrati nuove forme di reato quale l'appoggio esterno in associazione mafiosa, per il quale sono stati condannati esponenti del centrodestra.

Abile mossa per parare il fondo schiena sia a Virginia che ai vari infangati 5 stelle, attuali e futuri. Ormai Grillo è come un merluzzo fuor d'acqua, sbatacchia qua e là, alla ricerca vana di una boccata d'ossigeno. Sta chiudendo le porte alle stalle, dalle quali le sue obbedienti mucche sono scappate in ordine sparso. Una mandria che sta distribuendo al popolo tonnellate di aria pura di montagna, tramite mega torte profumate piene di mosche in visibilio.

Invito tutti a dare un'occhiata al sito di Grillo e leggere i commenti al nuovo "codice etico" (che d'ora in poi sarà reso "flessibile" per adattarsi in tempo reale alle circostanze ed alle mutate convenienze del movimento, n.d.r.). Dopo averli letti, cercare di rispondere alla domanda storica : ma ci sono o ci fanno? Io, ottimista inguaribile, penso che nessuno, neppure il più allocco, possa esprimere entusiasmo(sic) e riconoscenza(ancora sic) alla C&A per il Nuovo Codice Etico Flessibile. Quindi mi rispondo da solo: ci fanno!

Con questa ultima trovata “pro domo sua” il leader pentastellato conferma che comico era e comico è rimasto.

Giuseppe Sagliocco
Libero pensatore - Lodi

martedì, dicembre 13, 2016

"Il Gattopardo?" A Renzi e al Pd gli fa un baffo…

"Bisogna cambiare tutto per non cambiare niente", così scriveva Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne "Il Gattopardo". Peccato però che Tomasi di Lampedusa non abbia mai scritto questa frase ne Il Gattopardo. La frase che appare in questo romanzo, pronunciata da Tancredi, è: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.
La formazione del nuovo governo ha realizzato pienamente ciò che ha scritto Tomasi di Lampedusa, ingannando per l'ennesima volta gli italiani onesti, quelli che sono sempre andati a votare onestamente, quelli che lavorano onestamente, rispettano le leggi e pagano le tasse onestamente.
Mentre si dimetteva infatti, contando sul discreto, operoso arbitrato del presidente Mattarella, Renzi ha messo il più fidato collaboratore alla guida del governo, ha scelto per lui e con lui i ministri da confermare e quelli da sostituire, altrettanto ha fatto e farà con i vice ministri e i sottosegretari, persino quelli che assisteranno Gentiloni più da vicino, per non parlare delle prossime nomine ai vertici delle aziende pubbliche.
Il nuovo, governo, per quanto sia una fotocopia del precedente, non dovrà farsi carico della campagna elettorale del segretario Pd. E potrà fare anche scelte impopolari.
Questo significa anche che, tra un anno, con la prossima legge di stabilità, potrebbero scattare gli aumenti di tasse che l'ex premier ha evitato. Sono quasi 20 miliardi di aumenti dell'Iva e delle accise, previsti dalle famose clausole di salvaguardia. Il governo Renzi ha disinnescato gli aumenti solo per il 2017, senza mettere a bilancio le somme necessarie per il 2018. Un'eredità degli esecutivi precedenti, ma anche della ultima legge di Bilancio, fatta in deficit e infarcita di misure elettorali. Molto diversa dalla prossima, firmata da un governo di transizione e da un ministro che, in fondo, con Renzi non è mai andato d'accordo.
Dopo tanto penare insomma, il governo nasce morto. Con l'estrema unzione di Orfini, che vaticina un fine pena prima della fine della legislatura. A voler peccare d'ottimismo, sarà tenuto in incubatrice dalle «amorevoli» cure di Maria Etruria Boschi e Luca Lotti. Le due infermiere che per non farsi torto a vicenda, controllarsi e controllare, staranno culo e camicia, separati in casa a Palazzo Chigi. Sottosegretaria e ministro al Telecomando: vince la femmina, naturalmente, che spunta il ruolo più in vista; al fratellino caro solo lo Sport (con delega ai rigori negati alla Fiorentina).
Bene Renzi. Metti i paletti e portaci a votare prima dell'estate, ma con una legge seria, non come le due porcate varate nel delirio di onnipotenza. Del resto abbiamo ben capito che Gentiloni è solo un paravento, concordato con un Quirinale celestiale, che ci guarda benevolo dalle nuvole. Alla maggior parte degli italiani è oggi ancor più chiaro che quelli fregati qui, i fessi siamo soltanto noi, che chiediamo “addirittura” di andare a votare dopo il quarto premier “scelto” senza libere e democratiche elezioni....

Giuseppe Sagliocco - Lodi



giovedì, dicembre 01, 2016

SOLDI REGALATI A TUTTI SENZA CRITERIO IN CAMBIO DI UN "SI"...SOLO BRICIOLE PER GLI STATALI? #IOVOTONO

Un accordo da 5 miliardi di euro complessivi per 2,8 milioni di dipendenti. Sono i due numeri sintetici dell’accordo per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici che era fermo da 7 anni. Tra blocco del turn-over e pensionamenti, il numero dei dipendenti in servizio è diminuito in numero assoluto e quei pochi rimasti in servizio sono costretti a lavorare per tre e ad essere pagati neppure per uno! Infatti sono diminuite le loro retribuzioni annuali e di conseguenza il loro potere d’acquisto.

L’aumento medio di 85 euro lordi al mese è da intendere «a regime»: la cifra sarà raggiunta per tappe successive nel corso di tre anni. Avere tutto e subito l’anno prossimo costerebbe troppo. Sarà necessario, quindi, trovare risorse aggiuntive, rispetto ai 5 miliardi previsti nei prossimi tre anni.
Il rinnovo dei contratti del pubblico impiego non può essere oggetto di contrattazioni frettolose, né tanto meno essere condizionato dalla Sentenza della Corte Costituzionale, che ha parzialmente bocciato la Legge Delega Madia sulla riforma della PA.

Ora, all'improvviso, e guarda caso proprio a ridosso del voto referendario, il premier è intervenuto a gamba tesa, sconfessando le perplessità manifestate dalla “Ministra” Madia sulla possibilità di un rinnovo in tempi brevi, proprio a causa della Sentenza di cui sopra, prospettando soluzioni che ricalcano grossolanamente quelle adottate per il contratto dei metalmeccanici, ma che già ad una prima analisi destano non poche perplessità.

Il tanto decantato aumento di 85 euro in busta paga, che comunque non scatterà prima di dicembre 2017, è solo uno specchietto per le allodole, in quanto non recupera l'inflazione e quindi non è sufficiente a coprire le perdite subite dai lavoratori, in termini di potere d'acquisto, in questi 7 anni di attesa e inoltre, per molti dipendenti, tale aumento potrebbe comportare il superamento della soglia reddituale che dà diritto al bonus degli 80 euro e oltretutto, la quota di 85 euro non si applica uniformemente a tutti, ma è da considerarsi "media", che aiuta i redditi genericamente più bassi, invece di agevolare espressamente quelli minimi.

Molto preoccupante è altresì il problema della copertura finanziaria: il reperimento delle risorse necessarie richiederà uno sforzo ben superiore agli stanziamenti previsti in Legge di Stabilità, perciò si teme che, successivamente, possano scattare dei meccanismi di recupero che vadano sempre a danno dei lavoratori dipendenti.

Il sottoscritto non condivide assolutamente le linee sulle quali il governo si è orientato, non per offrire un reale sostegno al personale degli enti locali, bensì per cercare di rabbonire i sindacati e tentare una disperata azione di condizionamento del voto referendario del 4 dicembre non tenendo conto delle vere esigenze di questo momento dei lavoratori dipendenti, che vedono negarsi, insieme agli altri, da ben 7 anni in Contratto Nazionale, il Governo vorrebbe assegnarci una miseria simile, che non coprirebbe nemmeno la vacanza contrattuale! Per questo e per molto altro...#IOVOTONO

Giuseppe Sagliocco - Lodi


mercoledì, novembre 09, 2016

CLAMOROSO ALLA CASA BIANCA: TRUMP PRESIDENTE


Donald Trump. È lui il nuovo presidente degli Stati Uniti. Una vittoria inaspettata, clamorosa, contro tutto e contro tutti: i mercati, i media, l'establishment, i benpensanti. E contro Hillary Clinton e Barack Obama, ormai solo un pallone gonfiato e, proprio come Renzi, dall’ego spropositato. L'America tanto bistrattata e criticata si dimostra una vera democrazia. Non hanno votato il vecchio, le lobby, le banche, la moglie di...e quindi i radical chic italiani, sono impazziti.

Ha vinto Donald contro tutto e contro tutti. Contro la grande stampa, contro i network, contro le multinazionali delle armi, che preferivano la guerrafondaia Hillary, contro attori e cantanti multimiliardari radical chic, contro le calunnie e, nel suo piccolo, anche contro il nostro Pinocchio fiorentino. Evviva!

Il tutto, nonostante gli afro, gli ispanici, gli asiatici, i neri americani, per non parlare dei maitre à penser, dei sondaggisti organici, dei beoti giornalisti collettivi, dell’establishment, delle femministe puntute, del PolCor sparso a pieni mani, delle università ultra liberal, nonostante le tonnellate di spocchia intellettuale dei Colombo, dei Severgnini, dei Lerner e degli Zucconi e tutte le cianfrusaglie hollywoodiane, nonostante tutto The Donald ha vinto. Bene, significa che l’era dei liberal/rossi s’è sgonfiata. Ora tocca all'Europa.

Senza trionfalismi sciocchi e aspettative messianiche è “in progress” un nuovo mondo. Un po' di comprensione riserviamola a quei tanti poveretti che saranno costretti a fare gli scatoloni e che dovranno vivere a Maalox per tanto tempo. Il nove novembre 1989 cadde il muro di Berlino, ma non le sue pietre ideologiche, il nove novembre 2016 sono state spazzate via anche quelle.

Quante facce a lutto, tra gli osservatori. Non che si debba far festa, ma le presidenziali americane sono state una bella ventata di democrazia. La protesta, il farsi beffe dei sondaggi, dei media politicamente schierati: è un salto nel vuoto ? Brutti sporchi e cattivi, dicono i maestrini sorpresi: è la democrazia, bellezze, e le urne europee, dalla Francia all'Italia, risentiranno delle sirene americane. Dobbiamo solo stare a vedere, con curiosità, senza speranze e senza paure.

L'America profonda, signori miei, non è Luisa Veronica Ciccone in arte Madonna, non è Kate Perry, non sono i circoli LGBT, non è Robert De Niro, non sono gli avvocatoni della Upper Class né i giornalisti democratici del New York Times, non è Soros e nemmeno Spike Lee, non è neppure Severgnini o Zucconi, per quanto loro lo credano. L'America profonda sono Clint Eastwood e Mike Tyson.

Ultima riflessione: il mondo si è liberato del pericolo Hilary...ma l'Italia quando si libera dell'inganno dell'ilare quanto arrogante e borioso Renzi?

Proviamoci con un NO il 4 dicembre. Grazie Donald.
God Bless America!!

Giuseppe Sagliocco - Lodi

lunedì, ottobre 24, 2016

REFERENDUM: GLI IMBROGLIONI PATENTATI. IL VENDITORE DI PATACCHE. #IOVOTONO


Per chi se lo fosse perso Renzi da Lucia Annunziata, tranquilli, sappiate che quest’ultima ha risposto a tutte le domande del conduttore. Grandiosa. Ora non solo voto No ma la voglio come premier!! Una performance ricca di arroganza, prosopopea e maleducazione. Ma possibile che questo benedetto uomo non dica mai una verità, non mantenga mai una promessa, un impegno? Solo sotterfugi, pasticci, bugie, insomma gli stessi ingredienti che gli hanno permesso di andare a Palazzo Chigi senza essere eletto. Mente sul referendum (non è vero che la riforma abolirà il Senato e il bicameralismo, che taglierà i costi della politica), mente quando dice che non ne sapeva nulla del vergognoso voto dell'Onu anti-Israele.
Persino un uomo super partes come Ferruccio De Bortoli con un editoriale sul Corriere della Sera ha criticato duramente Renzi, la sua gestione del potere, l'ego ipertrofico, il suo voler essere uomo solo al comando, un "maleducato di talento". I tratti personali di Renzi non sono l’unica carenza dell’attuale squadra che governa l’Italia, caratterizzata da scarsa competenza e da un’eccessiva concentrazione di fedelissimi portati da Firenze...
Slogan stereotipati i suoi, recitati con una retorica piuttosto mediocre. "Chi è per il 'no' al referendum vuole conservare la poltrona", la tipica frase da bar. Perché "uno, due, e il terzo (parlamentare) via, a casa ...", con tanto di sceneggiata mimica. Quello a cui Renzi sta abituando l'Italia è un modo di fare rozzo, volgare. Si è ispirato, ma in maniera fallimentare, al modo di fare politica dell'amico Barack: marketing emozionale e sensazionalistico. 
Nelle battute, si sa, Matteo è bravo e veloce. Se l'economia italiana non accenna a ripartire, se il governo assomiglia molto di più ad un comitato di dilettanti allo sbaraglio, se la disoccupazione è sempre uguale, se in Europa non contiamo nulla, e se il Paese è alla deriva, alla fine non ci salverà l'interessato sorrisetto paternalistico di Obama. Ma possiamo essere contenti: il "ducetto di Rignano sull'Arno" ci ha garantito che le riforme cambieranno la storia.
La strategia di Renzi, in verità piuttosto cinica per i destini dell’Italia, è quella di dipingere ovunque, in patria e all’estero, la vittoria del NO come una Brexit dai toni più drammatici. Il referendum sarebbe la lotta finale fra il Bene (cioè la vittoria di Renzi, la stabilità, la governabilità, il sorriso incoraggiante di Obama e della Merkel, l’entusiasmo della agenzie di rating, la definitiva scomparsa dello spread, il miglioramento dei conti dell’INPS, come ha avuto il coraggio di sostenere il Presidente dell’Istituto, Tito Boeri, e naturalmente inverni più miti, raccolti più copiosi e le mucche che danno più latte) e il Male (cioè la vittoria di Grillo, Salvini a Brunetta, l’ingovernabilità, il crollo delle borse, lo spread alle stelle, le locuste, sette anni di siccità e il seguito delle piaghe d’Egitto).In questo modo Renzi, sostenuto dai pusillanimi e interessati poteri “forti”, che poi sono debolissimi verso il potente di turno, prova a spaventare gli italiani e a convincerli a votare Sì a una riforma che non scalda certo il cuore di nessuno, ma sulla quale il giovane premier rampante rischia di concludere anticipatamente una promettente carriera. Votare No non significa affatto difendere la costituzione più bella del mondo, significa liberare il campo per fare una riforma vera e molto più profonda; il No non è affatto un giudizio di Dio sul governo Renzi, anche se Renzi ha delle gravi responsabilità politiche: è un No di merito, perché la riforma fa male e rende le istituzioni meno efficienti, oltre che meno democratiche; dopo il No si dovrà fare una riforma elettorale prima di andare a votare. Non lasciatevi fregare, votiamo compatti NO al referendum, e perché no, a Renzi !!

Giuseppe Sagliocco - Lodi

giovedì, settembre 22, 2016

M5S: E IO DICO NO...A PRESCINDERE !!

M5S: ossia, per evitare di non vincere, abbiamo preferito non partecipare. In soldoni, la cosa è andata proprio così a Roma. Sarebbe contento di noi il barone de Coubertin, inventore delle Olimpiadi moderne...Eppure, a precisa domanda dalla Gruber il prode Di Maio, componente del Direttorio e candidato Presidente del Consiglio in pectore rispondeva così: "La sosterremo se vinceremo a Roma. Se invece dobbiamo affidare la gestione solo a chi gestendo i campi Rom ha creato Mafia Capitale, allora no. 
Preferiamo restituire prima i servizi essenziali alla città. Speriamo di vincere e di essere i migliori alleati delle Olimpiadi per fare un ottimo lavoro". Adesso la musica è cambiata e dopo il no a Roma 2024 della Raggi la risposta di Di Maio è del tutto diversa: "Quelli che oggi parlano delle olimpiadi come occasione per lo sviluppo e l’economia, parlavano allo stesso modo degli scempi che ci hanno lasciato. La mangiatoia è finita. Daje Virgì".
Un progetto gigantesco nato e condiviso con il Campidoglio, buttato nel cestino come un foglio di carta straccia. Quanto al perché, beh, mette quasi nostalgia: contro il mattone, la colata di cemento, la speculazione. È sembrato di sentire il linguaggio vetero comunista dei pretori d’assalto anni ’70. Come se ogni ogni opera sia un abuso, ogni investimento una speculazione. Certo, in Italia questo spesso è vero. Spessissimo. Certo, Roma paga ancora le Olimpiadi del ’60, ma gode anche delle infrastrutture di quell’epoca. 
Ma proprio per questo, per la Raggi, per il suo movimento era l’occasione di essere diversi, di dimostrare che si può costruire, creare lavoro e ricchezza, senza abusi o ruberie. Invece, no. Facile scappare, sindaca. Facile preferire non partecipare. Costringendo però tutta l’Italia a non vincere.
Alla Raggi abbiamo detto: “assumiti la governance e governa il processo", ha precisato il presidente del Coni, Giovanni Malagò. 
Alcuni giornali stranieri hanno criticato la decisione. Però questo non ce lo dicono. Se il Los Angeles Times festeggia perché così la città americana ha una concorrente in meno, il Financial Times prende di mira la Raggi e titola: "Il sindaco populista stronca il sogno olimpico della città". La Bbc sottolinea invece come "in questi giorni la città riesca a malapena a raccogliere la propria spazzatura e tra molti romani l'idea dei giochi genera scarso entusiasmo e il sindaco lo sa".
Dal canto suo, Virginia Raggi dice di non volere le “olimpiadi del mattone” ma non ha il coraggio di organizzare una candidatura che non prevede la speculazione edilizia. Dichiara il buona sostanza di essere una incapace». Lo scrive su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. «Il M5s poteva avere l’occasione di dimostrare cosa significa gestire con “onestà” un grande evento come le Olimpiadi che avrebbero portato soldi e risalto internazionale a Roma e all’Italia. Ci aspettavamo che il movimento cinque stelle dicesse ‘ora vi facciamo vedere come si gestisce un grande evento senza consentire sprechi e ruberie e garantendo un indotto importante». 
Ma evidentemente i Grillini non sono capaci di fare la rivoluzione tanto annunciata. Per la loro politica è solo uno slogan e evitare figuracce hanno rinunciato. La Raggi è una pecora che si spaccia per leone.
Forse c'è un modo di fare l'interesse della Città di Roma, senza dover rinunciare ad un evento mondiale di grande rilevanza e di grandi opportunità per l'Italia di rilanciare le sue offerte di cultura, di bellezza, di arte, di paesaggi e di qualità della sua produzione. Un testardo no pregiudiziale non ha senso. 
Basterebbe pretendere che gli interventi siano fatti salvaguardando l'ambiente, i costi e l'utilizzo successivo....dato che mancano ancora otto anni e che questa non è una candidatura ma una pre-candidatura, ecco che il M5S invece di dire sempre no, avrebbe potuto dimostrare lungimiranza e capacità nel vigilare e far di tutto per evitare ciò di cui accusano tutti "gli affaristi" generalizzando...
Io dico dimostrate che voi siete diversi! E che con voi alla guida “le ruberie” che ventilate non saranno perpetrate proprio grazie a voi. Troppo difficile vero? Meglio dire NO e chissenefrega... ;)

Giuseppe Sagliocco - Lodi

venerdì, settembre 09, 2016

Sceneggiata a cinque stelle...avanti tutta !!


Raggi umiliata dal direttorio: si, perché è stata da loro costretta a silurare anche De Dominicis. infatti adesso l’assessore Raffaele De Dominicis, l’ex magistrato e già procuratore generale della Corte dei Conti del Lazio, nominato solo domenica sera assessore al Bilancio è stato praticamente giubilato. Cosa faranno questi domani???
Una sorpresa dopo l’altra. Prima l’autoaffondamento per dimissioni del mini direttorio romano seguito a distanza di poche ore dall'ennesimo colpo di scena. Una decisione evidentemente imposta dal direttorio nazionale riunitosi in tutta fretta in un albergo della capitale, sotto la guida di Beppe Grillo, sempre più tutore indispensabile di un movimento che appare incapace di camminare in autonomia....Ah, dimenticavo, la Raggi lo aveva nominato solo 4 giorni fa…
La domanda sorge spontanea....ma chi comanda nel M5S? Le menate dello streaming, dell'uno vale uno, dei "sondaggi" in rete tra militanti e del condividere tutto? ONESTA'-ONESTA' ONESTA' ?
Quello che sembrava un partito granitico oggi appare come un castello di carte a cui una manina, forse interessata, ne ha sfilata una. Da banda degli onesti a banda dei bugiardi è stato un attimo. E adesso si fa dura, perché, come dice un antico proverbio russo, con le bugie si può andare avanti ma mai tornare indietro. 
E quindi addio per sempre verginità, addio purezza, addio diversità, addio a tutte le fregnacce che ci siamo dovuti sorbire in questi anni.
Il Cinquestelle non è il partito Bengodi, non lo è mai stato e mai lo sarà, è semplicemente una casta che sta tentando di scalzarne un’altra. Con l’aggravante dell’inesperienza e dell’incapacità che si sono dimostrate maggiori del previsto, non solo a Roma ma in tutte le città in cui sono stati messi alla prova con una unica risposta: la politica non fa per i “grillini”.
I contratti fatti firmare prima della presentazione della candidatura nelle liste del M5S limitano la libertà di coscienza degli eletti e, pertanto, sono in contrasto con i principi democratici del nostro ordinamento costituzionale. Prestarsi in qualsiasi modo al gioco di Grillo è davvero da ingenui...
In definitiva, il M5S è uno strumento di potere in mano ad un sodalizio privato. Democrazia è pari a zero e se si potesse, senza entrare nel campo dei numeri relativi, anche meno di zero.
La libertà non esiste, ma c'è un "codice etico" i cui garanti sono Grillo e, dopo la scomparsa di Casaleggio, il suo erede, cioè i proprietari del marchio e del Movimento politico.
Chi assume, benché eletto in una consultazione popolare, una funzione rappresentativa, al momento della candidatura, è stato obbligato a firmare un contratto, con richiamo al codice etico del Movimento, in cui è previsto il pagamento di una penale.
Per non incorrere, pertanto, nella richiesta di una penale da parte del sodalizio M5S, per eventuali procurati danni di immagine, l'eletto deve sottostare a tutte le condizioni che sono imposte nel contratto.
Tutti i nodi stanno venendo dunque al pettine. No alla sinistra e no ai 5 stelle, toccherà a un nuovo listone di centrodestra contrastare l’ascesa degli asceti Renzi e Grillo? Proviamoci tutti assieme, non abbiamo scelta !!

Giuseppe Sagliocco – Indipendente
Lodi