domenica, giugno 17, 2012

E bravi Letta e Buttiglione…che fare adesso con questo spread che resta alto?



Dopo le affermazioni di Enrico Letta (Pd) e del Prof. Buttiglione (Udc) secondo i quali, “se Berlusconi lascia il governo lo spread scenderà di 100 punti (Letta) e di 300 punti (Buttiglione), l’unica cosa che mi viene da pensare è che abbandonassero la politica, perché dimostratisi incapaci di valutazioni serie e ponderate!!

Veniamo adesso alla lira italiana ed al marco tedesco. Il marco oggi vale Lire 1428 (quando entrò nella moneta unica valeva Lire 989: una bella rivalutazione!!).

L’Italia invece per un euro dovette spendere Lire 1936,27 così la lira si svalutò già in entrata del 50% e adesso per restare legati alla suddetta moneta unica, stiamo gettando via la nostra dignità ed operosità.
L’uscita dall’ euro comporterebbe:  una svalutazione di circa il 40%, una inflazione a due cifre e un debito pubblico più costoso del 40% anch’esso!!

Se restiamo nell’euro e si varano gli Eurobond dovremo dare per questi delle garanzie (ce le chiederà la nostra “dirigente” Merkel); dovremo cioè garantire con il patrimonio pubblico ma anche con l’oro della Banca d’Italia.

Legandoci agli eurobond quindi finiremo praticamente col non avere più o in ogni caso con l’ intaccare pesantemente ne i beni patrimoniali ne parte delle riserve auree della Banca d’Italia.
Restare nell’euro, nella moneta unica europea senza una nostra politica e con la illusione che le cose andranno meglio, ci può portare a perdere patrimonio e oro pubblico.

E’ dunque meglio esporre il petto ai colpi mortali della Merkel e perire, oppure beccarsi dei pallini da caccia nel sedere per poi rimettersi in sella come ha sempre fatto questo laborioso popolo italiano? Cosa conviene fare?

Il nostro Paese si interroghi, partendo dal più umile dei cittadini e fino ad arrivare ai nostri maggiori studiosi di economia.
A trarre vantaggi dalla moneta unica è solo la Germania che sta vincendo la III guerra mondiale!!
Cosa conviene fare?


Giuseppe Sagliocco (Lodi) 

martedì, giugno 12, 2012

Miracolo a Milano: Pisapia in un anno ha svuotato le piazze





Ricordate le tante belle parole e le promesse di Pisapia soltanto un anno fa? Beh, probabilmente sono state portate via poi da quel famoso stesso "vento nuovo" da egli tanto invocato... 

Andiamo per ordine; appena messo piede a Palazzo Marino il sindaco arancione cosa fa? Aumenta d'un botto del 50 per cento il biglietto del trasporto pubblico, infligge ai milanesi una tassa dalla quale erano sempre stati esentati, la famigerata addizionale comunale Irpef e subito dopo si inventa un balzello per l'accesso in automobile nel centro storico diventato Area C; senza dimenticare, nel frattempo di moltiplicare il canone e gli altri costi per occupazione di suolo pubblico...

Certo, quando annunciava questi salassi in combutta col super-assessore Tabacci, Pisapia adduceva le sue giustificazioni, tutte immediatamente rivelatesi pretestuose. Tanto per cominciare sul mitico «buco di bilancio lasciato dalla Moratti» non si è mai fatto chiarezza. E poi: il vertiginoso aumento del biglietto Atm avrebbe consentito nuovi investimenti nel trasporto pubblico che non sono ancora visti mentre il balzello per accedere all'area C, era motivato dalla lotta alle polveri sottili che invece continuano a stagnare nella nostra aria come prima.

Insomma Pisapia sta facendo della facile demagogia e del populismo, sta adottando proprio quei comportamenti che da sinistra vengono ossessivamente rivolti ad altri: ora a Grillo e ora al Berlusconi d'antan, ora a Di Pietro ora alla Lega.

Sotto la Madonnina è accaduta una cosa “strana” (ma non troppo): la spending review viene a Palazzo Marino tradotta (male) nel più provinciale “tassa e spendi“. Dopo lo spending è scomparso il rewiev, insomma. Che in termini comprensibili al volgo e all’inclita significa: nuovo aumento delle imposte a carico dei milanesi ma anche aumento delle spese correnti del Comune. Incredibile ma vero. Non c’è male come risultato, solo dodici mesi dopo la la presa di Palazzo Marino, la Bastiglia da espugnare, simbolo del vento che cambiava anche in Italia.

Succede dunque che nel 2012 il Comune pisapiano rifila ai cittadini nuove imposte per 252 milioni di euro. Invece dei tagli alle spese in tempo di crisi, lacrime e sangue per la gente comune, nemmeno l’ombra: le spese correnti del Comune aumentano di 215,6 milioni rispetto al 2011. Milioni di euro, non noccioline, si badi bene. Perché a Milano la politica della sinistra è una cosa “seria”. Tanto seria che grosso modo le nuove tasse pareggiano le spese correnti in più… E i risparmi? I mitizzati tagli? Se ne riparlerà (pare, forse?) nel 2013.

Così, mentre a Roma la sinistra incita Monti a tagliare gli sprechi pubblici, nella Milano europea ed evoluta, tanto per fare qualche esempio, le spese correnti del Gabinetto del sindaco passano da 7 a 11,6 milioni di euro, quelle della Direzione generale altri 3,1 milioni di euro, quelle per i consulenti esterni arrivano a 1,2 milioni di euro. Mi fermo qui perché è difficile credere alla favoletta del “più tasse ma servizi migliori”.

Per ora siamo al più tasse e più spese e le chiacchiere si fermano a questo punto. Il conto della serva popolana dice che sale l’Irpef, la Tarsu (23%), la Cosap è andata alle stelle, l’Imu per seconde case, botteghe, negozi al massimo possibile…E meno male che il vento è cambiato….si, infatti ora è ufficiale: c’è una bufera arancione ad abbattersi sui poveri cittadini milanesi!!



Giuseppe Sagliocco

lunedì, giugno 04, 2012

Riforme? Si, con chi ci starà...


Deformare la realtà a proprio vantaggio è un classico della sinistra. Lo sappiamo, basterebbe non farci caso. Il dramma è che a prendere sul serio le panzane e le minacce dei quotidiani di sinistra sono soprattutto i leader del centrodestra, vittime inguaribili di un complesso di inferiorità culturale per cui se non esisti su quei giornali non esisti in assoluto.

Così, come poveri allocchi, vengono usati per seminare zizzania in campo avversario e poi al momento giusto accoltellati. Per mesi, quando si trattava di indebolire Berlusconi, Formigoni era trattato dai suoi attuali carnefici di Repubblica come una musa ispiratrice, quel genio di Cicchitto adesso va a braccetto con quelli de Il Fatto, che nella migliore delle ipotesi lo considerano un piduista e che alla prima occasione gli faranno ovviamente un servizietto barba e capelli. I nostri eroi vanno oltre.

Il Pdl andrà avanti col presidenzialismo anche senza i democrat. Un modo per stanarli sulla modifica del Porcellum.

Non è un bluff, e infatti il Pdl continua a rilanciare con forza il presidenzialismo e a tessere la tela di una proposta di riforma sulla quale vuole a tutti i costi ottenere un voto e un’espressione del Parlamento.
«Avanti tutta sul presidenzialismo. Bisogna andare fino in fondo. Chi ci sta, ci sta». È questa la linea tracciata.

L’intenzione è fare un investimento vero sulla grande riforma costituzionale per riportare la barra dalla parte della democrazia diretta e del cittadino. «La legge elettorale a doppio turno proposta dal Pd» spiega Alfano «da sola non è in grado di garantire un esecutivo stabile e una maggioranza scongiurando il rischio della frammentazione. Solo l’abbinamento all’elezione diretta del presidente della Repubblica garantisce un esito certamente bipolare e insieme la certezza di non produrre, in nessun caso, il blocco delle istituzioni».

Un voto, dunque, per fotografare le intenzioni dei partiti e far uscire allo scoperto la reale volontà di mettere mano al Porcellum. E se il Pd dovesse dire no, allora massimo sforzo per ottenerne una «approvazione simbolica» con la maggioranza uscita dalle urne. Insieme con la Lega, quindi, e se possibile con l’Udc. Se poi il Parlamento dovesse respingere la proposta, allora la subordinata per recuperare il massimo rapporto con l’elettorato potrebbe essere il sistema attuale con collegi più piccoli o magari la reintroduzione delle preferenze. I segnali, più o meno tattici, lanciati al Pd, continuano.

Il Pd ribadisce che «non ci sono tabù» ma resta nel vago. Il Pdl promette battaglia. Presidenzialismo a parte, al Senato sono in corso le votazioni con l’accordo «ABC» che, per ora, prevede la diminuzione dei parlamentari. E settimana scorsa è stato abbreviato l’iter di approvazione delle leggi, rendendolo possibile con una sola lettura parlamentare.

Insomma, sul tavolo della politica c'è la riforma proposta dal Pdl che potrebbe cambiare il corso del Paese, ma i giornali preferiscono occuparsi d'altro…



Giuseppe Sagliocco