martedì, gennaio 26, 2016

La cultura dell'antifascismo


I pubblici poteri, avvalendosi dei mezzi di comunicazione di massa, quale la televisione di Stato e tutta la stampa periodica di una qualche importanza, hanno costruito quella che potremmo chiamare la “Cultura dell’antifascismo“, quale ideologia ufficiale del nuovo regime, che ha sostituito e che si contrappone a quella precedente del Fascismo. Tale ideologia si basa su un’interpretazione faziosa e distorta della Carta Costituzionale.
A livello dottrinale la cultura italiana è tuttora dominata da una ideologia di ispirazione marxista che, pur adattandosi ai tempi, fa proprie quelle istanze di totalitarismo che l’hanno sempre contraddistinta. Si giunge a sostenere che solo alcuni partiti sono legittimati a governare, quelli che vengono ritenuti vicini al popolo, quali sarebbero appunto quelli di ispirazione e di origine marxista. 
Partendo dal presupposto che la Costituzione si contrapponga al precedente regime fascista, si ritiene che i valori morali, dei quali la Costituzione è portatrice, siano quelli individuabili in contrapposizione al Fascismo, come se questo fosse l’unico totalitarismo esistente, e l’unica possibile fonte di ogni male. 
La Costituzione in realtà tutela tutti i diritti umani, e non soltanto quelli che si ricollegano alle vicende storiche dell’Antifascismo.
Il richiamo è dunque in larga misura riduttivo ed ambiguo: i precetti costituzionali hanno voluto condannare non solo il Fascismo, ma ogni tipo di Stato totalitario, ed ogni violazione dei diritti umani che venga commessa. La Costituzione è antifascista nella stessa misura in cui è contraria ad ogni forma di totalitarismo, dallo Stato comunista ai regimi teocratici del terzo mondo, basati sulla Sharia.
La Costituzione ha garantito coattivi valori universali, istituendo un regime democratico e liberale, basato sul rispetto dei diritti umani, e non ha voluto escludere solo il Fascismo, ma ogni regime assoluto che violi tali diritti.
Altrettanto antitetico è il trattamento riservato all’opinione che si abbia degli uni e degli altri. Nel dibattito politico si distinguono crimini che è doveroso ricordare, e dei quali non può essere cancellata la memoria, da altri che è altrettanto doveroso dimenticare; crimini che è doveroso punire, da altri che è doveroso perdonare.
Così ad esempio, l’avere un passato comunista e l’averne approvata ogni aberrazione, anziché essere oggetto di riprovazione, costituisce il fiore all’occhiello di ogni prestigiosa carriera. E la carta vincente, quella che apre la porta ad ogni successo, è proprio l’adesione e l’attiva militanza in quella ideologia. 
Questa impostazione, che viene propagandata attraverso il dibattito politico, ed inculcata alle nuove generazioni attraverso la scuola pubblica, altro non è che squallida propaganda politica, che distorce la verità storica, così come la portata dei precetti costituzionali.

Giuseppe Sagliocco - Lodi