lunedì, ottobre 24, 2016

REFERENDUM: GLI IMBROGLIONI PATENTATI. IL VENDITORE DI PATACCHE. #IOVOTONO


Per chi se lo fosse perso Renzi da Lucia Annunziata, tranquilli, sappiate che quest’ultima ha risposto a tutte le domande del conduttore. Grandiosa. Ora non solo voto No ma la voglio come premier!! Una performance ricca di arroganza, prosopopea e maleducazione. Ma possibile che questo benedetto uomo non dica mai una verità, non mantenga mai una promessa, un impegno? Solo sotterfugi, pasticci, bugie, insomma gli stessi ingredienti che gli hanno permesso di andare a Palazzo Chigi senza essere eletto. Mente sul referendum (non è vero che la riforma abolirà il Senato e il bicameralismo, che taglierà i costi della politica), mente quando dice che non ne sapeva nulla del vergognoso voto dell'Onu anti-Israele.
Persino un uomo super partes come Ferruccio De Bortoli con un editoriale sul Corriere della Sera ha criticato duramente Renzi, la sua gestione del potere, l'ego ipertrofico, il suo voler essere uomo solo al comando, un "maleducato di talento". I tratti personali di Renzi non sono l’unica carenza dell’attuale squadra che governa l’Italia, caratterizzata da scarsa competenza e da un’eccessiva concentrazione di fedelissimi portati da Firenze...
Slogan stereotipati i suoi, recitati con una retorica piuttosto mediocre. "Chi è per il 'no' al referendum vuole conservare la poltrona", la tipica frase da bar. Perché "uno, due, e il terzo (parlamentare) via, a casa ...", con tanto di sceneggiata mimica. Quello a cui Renzi sta abituando l'Italia è un modo di fare rozzo, volgare. Si è ispirato, ma in maniera fallimentare, al modo di fare politica dell'amico Barack: marketing emozionale e sensazionalistico. 
Nelle battute, si sa, Matteo è bravo e veloce. Se l'economia italiana non accenna a ripartire, se il governo assomiglia molto di più ad un comitato di dilettanti allo sbaraglio, se la disoccupazione è sempre uguale, se in Europa non contiamo nulla, e se il Paese è alla deriva, alla fine non ci salverà l'interessato sorrisetto paternalistico di Obama. Ma possiamo essere contenti: il "ducetto di Rignano sull'Arno" ci ha garantito che le riforme cambieranno la storia.
La strategia di Renzi, in verità piuttosto cinica per i destini dell’Italia, è quella di dipingere ovunque, in patria e all’estero, la vittoria del NO come una Brexit dai toni più drammatici. Il referendum sarebbe la lotta finale fra il Bene (cioè la vittoria di Renzi, la stabilità, la governabilità, il sorriso incoraggiante di Obama e della Merkel, l’entusiasmo della agenzie di rating, la definitiva scomparsa dello spread, il miglioramento dei conti dell’INPS, come ha avuto il coraggio di sostenere il Presidente dell’Istituto, Tito Boeri, e naturalmente inverni più miti, raccolti più copiosi e le mucche che danno più latte) e il Male (cioè la vittoria di Grillo, Salvini a Brunetta, l’ingovernabilità, il crollo delle borse, lo spread alle stelle, le locuste, sette anni di siccità e il seguito delle piaghe d’Egitto).In questo modo Renzi, sostenuto dai pusillanimi e interessati poteri “forti”, che poi sono debolissimi verso il potente di turno, prova a spaventare gli italiani e a convincerli a votare Sì a una riforma che non scalda certo il cuore di nessuno, ma sulla quale il giovane premier rampante rischia di concludere anticipatamente una promettente carriera. Votare No non significa affatto difendere la costituzione più bella del mondo, significa liberare il campo per fare una riforma vera e molto più profonda; il No non è affatto un giudizio di Dio sul governo Renzi, anche se Renzi ha delle gravi responsabilità politiche: è un No di merito, perché la riforma fa male e rende le istituzioni meno efficienti, oltre che meno democratiche; dopo il No si dovrà fare una riforma elettorale prima di andare a votare. Non lasciatevi fregare, votiamo compatti NO al referendum, e perché no, a Renzi !!

Giuseppe Sagliocco - Lodi

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