Persino un uomo super partes come Ferruccio De Bortoli con un editoriale sul Corriere della Sera ha criticato duramente Renzi, la sua gestione del potere, l'ego ipertrofico, il suo voler
essere uomo solo al comando, un "maleducato di talento". I
tratti personali di Renzi non sono l’unica carenza dell’attuale squadra che
governa l’Italia, caratterizzata da scarsa competenza e da un’eccessiva
concentrazione di fedelissimi portati da Firenze...
Slogan stereotipati i suoi, recitati con una retorica piuttosto
mediocre. "Chi è per il 'no' al referendum vuole conservare la
poltrona", la tipica frase da bar. Perché "uno, due, e il terzo
(parlamentare) via, a casa ...", con tanto di sceneggiata mimica. Quello a
cui Renzi sta abituando l'Italia è un modo di fare rozzo, volgare. Si è
ispirato, ma in maniera fallimentare, al modo di fare politica dell'amico
Barack: marketing emozionale e sensazionalistico.
Nelle battute, si sa, Matteo è bravo e veloce. Se l'economia italiana
non accenna a ripartire, se il governo assomiglia molto di più ad un comitato
di dilettanti allo sbaraglio, se la disoccupazione è sempre uguale, se in
Europa non contiamo nulla, e se il Paese è alla deriva, alla fine non ci
salverà l'interessato sorrisetto paternalistico di Obama. Ma possiamo essere
contenti: il "ducetto di Rignano sull'Arno" ci ha garantito che le
riforme cambieranno la storia.
La strategia di Renzi, in
verità piuttosto cinica per i destini dell’Italia, è quella di dipingere
ovunque, in patria e all’estero, la vittoria del NO come una Brexit dai toni
più drammatici. Il referendum sarebbe la lotta finale fra il Bene (cioè la
vittoria di Renzi, la stabilità, la governabilità, il sorriso incoraggiante di
Obama e della Merkel, l’entusiasmo della agenzie di rating, la definitiva
scomparsa dello spread, il miglioramento dei conti dell’INPS, come ha avuto il
coraggio di sostenere il Presidente dell’Istituto, Tito Boeri, e naturalmente
inverni più miti, raccolti più copiosi e le mucche che danno più latte) e il
Male (cioè la vittoria di Grillo, Salvini a Brunetta, l’ingovernabilità, il
crollo delle borse, lo spread alle stelle, le locuste, sette anni di siccità e
il seguito delle piaghe d’Egitto).In questo modo Renzi, sostenuto dai pusillanimi e interessati
poteri “forti”, che poi sono debolissimi verso il potente di turno, prova a
spaventare gli italiani e a convincerli a votare Sì a una riforma che non
scalda certo il cuore di nessuno, ma sulla quale il giovane premier rampante
rischia di concludere anticipatamente una promettente carriera. Votare No non significa affatto difendere la costituzione più bella del
mondo, significa liberare il campo per fare una riforma
vera e molto più profonda; il No non è affatto un giudizio di Dio sul
governo Renzi, anche se Renzi ha delle gravi responsabilità politiche: è un No di merito, perché la riforma fa male e rende le istituzioni meno
efficienti, oltre che meno democratiche; dopo il No si dovrà fare una riforma elettorale prima di andare a
votare. Non lasciatevi fregare, votiamo compatti NO al referendum, e perché no, a Renzi !!
Giuseppe Sagliocco - Lodi
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