Quella tra la seconda metà degli anni 60 e l’inizio degli anni 80 è stata una finta democrazia. Sono stati anni dominati dall’interpretazione faziosa e distorta delle collocazioni politiche. Si voleva che il pluralismo politico fosse possibile solo nell’ambito di un pensiero unico e prevaleva l’idea del «chi nonè con me, è contro di me» o, come direbbero oggi, «chi non salta, fascista è».Destra e sinistra nell’immaginario assumevano così significati molto diversi dalla mera collocazione parlamentare e dalle sintesi del pensiero e dei modelli di società che si conoscevano dall’Unità d’Italia fino all’avvento del fascismo.La prima veniva indicata come una rozza centrale della reazione,mentre la seconda come una virtuosa zona di sensibilità sociali. Solo i fatti e la lenta disgregazione del Paese hanno certificato, invece, l’incongruenza e l’inconsistenza di una imposizione culturale trasformatasi quasi in sistema,in un Paese che, privo di autentico pluralismo politico, si andava involvendo per asfissia di pensiero e di impulsi.Caduto il tempo delle ideologie sono venute a nudo le difficoltà di rinnovarsi e la pigrizia nella capacità di liberare energie ed idee laddove l’assistenzialismo rendeva ininfluente l’impegno e la competizione. Un arrogante sistema chiuso ed autoreferenziale, con personaggi che si avvolgevano nelle forme per negare al popolo la sostanza o che insabbiatisi nella retorica populista sostenevano il clientelismo ed il parassitismo industriale. Senza la cultura della competitività,come soluzione non restavache l’azione di trasformare in debito pubblico la pace sociale.Ci chiediamo ora a distanza di tempo,invece, cosa fossero destra e sinistra a quei tempi?E se fascismo e comunismo,che hanno monopolizzato l’immaginario sistema di misura nelle coscienze e nella cultura politica del secolo scorso,non siano state in definitiva le due facce della stessamedaglia autoritaria, anche se con accentuazioni diverse? Ci chiediamo se le comunità nazionali democratiche non siano quelle che invece valorizzano l’equilibrio, la moderazione ed il riformismo e che respingono le accentuazioni e l’esasperazioni dello scontro? Democratico è chi si attiva a respingere la cultura degli accenti, chi privilegia il confronto, chi propone le soluzioni, non chi dice sempre di no.La riflessione ritorna ai tempi attuali per chiederci cosa siano destra e sinistra oggi? Il riformismo, ad esempio, è di destra o di sinistra? La sicurezza dei cittadini cosa è? Ed i consumi, il mercato,le piccole imprese, il profitto, gli investimenti? E l’abuso, l’ingiuria, l’odio? E la legalità, la giustizia, l’equità? E la faziosità?E Travaglio?E Santoro?E, tolto Di Pietro, inclassificabile per assoluta mancanza di elementi di valutazione intellettiva,cosa sonoProdi,Casini,Berlusconi,Fini, D’Alema, Bossi e Bersani? Tutte domande che ci servono per capire se lo scontro politico d’oggi, se la faziosità,il narcisismo, l’intolleranza, la rabbia, l’odio, il rancore e persinol’ignoranza di alcuni avventurieri,non rischino di ricondurci indietro nel tempo...meditate gente,meditate!!
Giuseppe Sagliocco
Referente del quartiere San Bernardo Popolo della Libertà Lodi
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