mercoledì, novembre 02, 2011

Dall'Ue giudizio positivo sulla lettera di intenti. Tremonti si è defilato


Dopo il grande successo riscosso dal Premier in Europa, sfido qualsiasi Istituzione , sindacato o partito, compresa la Lega, a criticare le misure necessarie sui licenziamenti facili e l'esigenza di innalzare l'età pensionabile a 67 anni, perché sono le stesse misure che ci ha "ordinato" l' Europa.
Sono impegni precisi, importanti per il presente e per il futuro del nostro Paese. Tutti dovrebbero fare il tifo perché vengano realizzati ma anche stavolta sembra che l'ostilità contro il proponente, vale a dire Berlusconi, prevalga sul contenuto della proposta.

Mai come in questo periodo giocare al "tanto peggio, tanto meglio" comporterà un grave danno per l'Italia e per il destino di molti, a partire dai giovani. Noi ce la metteremo tutta, per sostenere lo sforzo del premier e del governo.
Pertanto i partiti e le caste che intendono combattere il Governo Berlusconi su questa serie di provvedimenti "combatterebbero" contro le massime Istituzioni Europee! E l' Europa difenderà il nostro Governo a spada tratta! I sindacati dovranno abbassare un pò la coda, altrimenti il Governo sarà costretto non solo a modificare l'art. 18 ma a modificare costituzionalmente la disciplina sul diritto di sciopero. Un diritto spesso abusato, perché solo in Italia, così come il sistema giudiziario, il diritto a scioperare è usato come un vero e proprio strumento politico-ideologico e anche, diciamola tutta, per non fare un bel nulla. L’Italia ha regole troppo rigide sui licenziamenti.

L’abito ideologico tipico dei sindacalisti e dei politicanti ex PCI prevede una condanna pregiudiziale su qualsiasi misura atta a rendere più flessibile il mercato del lavoro e a favorire l'innalzamento dell'età pensionabile. I sindacati, fosse per loro, condannerebbero i giovani di oggi alla totale bancarotta dello Stato tra pochi anni. E anche sui licenziamenti siamo l’unico paese al mondo che ha regole così rigide! Non esiste alcun Paese al mondo con regole così rigide sui licenziamenti…Quindi la Camusso & CO strombazzino pure quanto vogliono, ne hanno diritto, a patto che le loro manifestazioni non rechino danni ai beni pubblici e non ostruiscano chi deve andare a lavorare. Vadano pure in piazza, ma queste misure verranno approntate a qualsiasi costo perché non applicarle significherebbe far pagare all' Italia di domani il costo più alto che sprofonderebbe l' Italia in una crisi molto ma molto peggiore di quella che ha colpito la Grecia oggi.

Il pacchetto sarà composto di vari disegni di legge, uno per ogni singolo settore: non si tratta di misure che riguardano interessi di questa o quella parte, soprattutto non della maggioranza o di altre categorie, ma riguardano gli interessi dell'Italia e degli italiani. Auspico che l'opposizione voglia uscire dai panni stretti che finora ha indossato, nel dire sempre no e essere sempre contro e voglia con noi partecipare all'attuazione di queste misure che servono all'Europa, e servono anche all'opposizione. Quelle introdotte non sono così negative come in Grecia, dove ricordo ci sono state misure che hanno riguardato addirittura il licenziamento di un numero importante di impiegati pubblici, la diminuzione del 25% degli stipendi. Nulla di tutto questo da noi. Da noi c'è solo la mobilità e la possibilità che degli impiegati pubblici siano messi in cassa di integrazione per dei periodi limitati.

Anche Bossi scrivevo all’inizio, è contro i gufi della sinistra: "Il Cav ha agito bene, si va avanti"...Il leader della Lega considera positivo il giudizio dell'Unione europea sulla lettera di intenti inviata dall'esecutivo. "Se non avessimo risposto nel modo giusto all’Europa sulle pensioni saremo andati subito al voto, ma Berlusconi ha risposto nel modo giusto". Poi bacchetta Tremonti: "Sulla lettera si è defilato, ma resto suo amico".

L’opposizione? Beh, come al solito sperava nella débâcle. E invece il Cav convince Bruxelles: nel piano innalzamento dell’età pensionabile e meno vincoli ai licenziamenti. È la strada delle riforme liberali. Avanti così!!!



Saluti azzurri

venerdì, ottobre 28, 2011

Pdl, rifondare il partito guardando al mondo cattolico



Parliamo di mondo cattolico e partiti. In apertura del Forum di Todi, il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco (in foto), ha richiamato l’attenzione sui «principi non negoziabili». L’inizio e la fine della vita umana, ha detto, la donna nel matrimonio, la libertà religiosa ed educativa sono principi non negoziabili in quanto costituiscono le «sorgenti stesse dell’uomo». Più esplicitamente, «mentre su molte questioni si deve procedere attraverso mediazioni o buoni compromessi, ci sono valori che, per il contenuto loro proprio, difficilmente sopportano mediazioni per quanto volenterose, giacché questi valori non sono né quantificabili né parcellizzabili, pena trovarsi di fatto negati». Le parole del cardinale sono illuminanti. Sentenze come quella recente della Corte europea di giustizia, del resto, che ha vietato la brevettabilità per utilizzazioni di embrioni umani a fini industriali e commerciali dimostrano che anche l’Europa si sta muovendo lungo una piattaforma comune. I giudici hanno opportunamente interpretato la direttiva sul brevetto nel rispetto della dignità umana, che deve esistere a qualunque stadio di sviluppo della persona, embrione compreso.

Ci ritroviamo in un momento storico, con il Pdl che intende rifondare il partito guardando al Ppe. Secondo me, già oggi quello è un modello di riferimento che funziona. La convergenza sui valori non negoziabili trova e deve pertanto trovare un naturale riferimento nella casa comune dei moderati. Il segretario Angelino Alfano del resto ha ribadito che i cattolici già oggi hanno trovato nel Pdl un partito che ha sempre difeso i loro valori «non a chiacchiere o a parole, ma con leggi sulla vita, la famiglia e tutto ciò che attiene ad un sistema di valori». Non si tratta, però, di rifare un partito confessionale, tutt’altro. Noi vogliamo una casa comune che su valori cristiani aggreghi varie anime, quella popolare, socialista, liberaldemocratica, riformista. Un partito che crede nella difesa incondizionata della dignità di ogni singola persona umana, nella famiglia, nella comunità. Che vuole più società e meno Stato, che difende l’impresa, il lavoratore e non il posto di lavoro, che crede nella sussidiarietà, nella libera istruzione, nella responsabilità di chi amministra e dunque nel federalismo solidale, nel merito come condizione per tornare a crescere.
Stiamo portando avanti l’idea di un partito che dia spazio e sostegno ai giovani. Ma i giovani hanno bisogno anche di valori che scaldino i cuori. E non possono essere il relativismo etico o peggio il nichilismo. Le nuove generazioni hanno bisogno di avere una visione della società, capire dove si sta andando, cosa si sta costruendo. Ecco allora l’importanza dei cattolici nel Pdl a dare linfa e sostanza alla politica del fare. Guardiamo al futuro nel solco della migliore tradizione, quella di Don Sturzo e De Gasperi.


Giuseppe Sagliocco Pdl - Lodi

lunedì, ottobre 24, 2011

Bisogna sconfiggere la strategia della paralisi



Che sia chiaro: sconfiggere la strategia della paralisi e del pessismismo, solita e aggiungerei praticamente unica strategia usata dalla sinistra, si farà. Lo faremo con il decreto sviluppo, che deve essere il mattone che intendiamo mettere nella costruzione del muro contro la sfiducia. Il pareggio di bilancio ci sarà. Il nostro sistema di credito sarà protetto sia dall'intervento necessario del sistema economico e monetario in cui siamo onorevolmente inseriti fin dalla sua fondazione, sia dalla ripartenza del Paese. "Continueremo a lavorare nell'interesse delle famiglie e delle imprese per il bene dell'Italia, anche se contro di noi è stata montata una campagna di inusitata violenza da un'opposizione unita solo dall'antiberlusconismo, ma divisa su tutto, a partire dall'economia: basti pensare che il suo primo atto di governo sarebbe quello di respingere al mittente la lettera della Banca centrale europea" chiosa il Presidente del Consiglio Berlusconi.

Ecco, secondo me oggi il nostro primo compito, il nostro primo dovere è di mettere l'Italia al riparo dalla crisi economica e di farlo tutelando i risparmi e gli interessi delle famiglie e delle imprese ed assumendoci la responsabilità delle nostre scelte, diversamente da un Governo tecnico, che mai si sottoporrebbe al giudizio degli elettori. Niente da dire....il governo ha perseguito questo obiettivo con una manovra impegnativa e dolorosa, che garantisce per la prima volta il pareggio di bilancio entro il 2013, un traguardo inimmaginabile fino a poco tempo fa, che è giusto diventi un impegno vincolante anche per il futuro, con una specifica clausola inserita nella nostra Costituzione.

A chi ci chiede di fare un passo indietro rispondiamo chiaramente che mai come in questo momento sentiamo la responsabilità di non accondiscendere a questa richiesta, non per preservare dei poteri, ma nella convinzione che, oggi, questo Governo non abbia alternative credibili e che le elezioni anticipate non sarebbero una soluzione per i problemi che abbiamo. Mi domando: c'è qualche persona di buon senso che può veramente credere che un Governo tecnico avrebbe più forza di un Governo democraticamente legittimato, come lo è il nostro, nell'assumere quelle decisioni difficili, a volte impopolari, che la crisi impone?

Noi dobbiamo dunque utilizzare al meglio la parte restante della legislatura per completare il risanamento del Paese, per avviare una fase strutturale di crescita e per completare il nostro programma di riforme, riforme che sono necessarie ed indispensabili per la modernizzazione del Paese. Quali sono queste riforme lo sapete, sono già approvate dal Governo e alla vostra attenzione: la riforma dell'architettura istituzionale dello Stato, indispensabile per consentire a chi governa di agire con la rapidità e l'efficienza imposte dai tempi e per dare voce ai territori, attraverso un'adeguata rappresentanza nel Senato federale; la riforma del fisco, per ridurre il carico tributario sui soliti noti e portare gli evasori nell'area dei contribuenti virtuosi; la riforma della giustizia, per realizzare una giustizia giusta, al servizio del cittadino e porre fine all'uso politicizzato che da troppo tempo ne viene fatto.

Occorre quindi, che le opposizioni esercitano un legittimo diritto-dovere di critica, anche aspra, ma non concentrato unicamente in funzione anti premier, il quale è vittima di una campagna demolitoria aiutata dalle calunnie di cui è autore un circuito mediatico-giudiziario; peccato che le opposizioni tutte, infatti, non abbiano né un Esecutivo di ricambio né un programma definito da proporre agli elettori!! Infine, una crisi di Governo al buio oggi determinerebbe la vittoria del partito declinista, catastrofista, speculativo, in azione da mesi in Europa e in Italia. Noi siamo qui, e con me una maggioranza politicamente coesa, al di là degli incidenti d'Aula, per testimoniare che l'Italia ce la fa, ce la farà, e può rilanciarsi battendo la strategia del pessimismo.


Saluti azzurri

martedì, ottobre 11, 2011

Questo è il momento di difendere Berlusconi



Tutti gli elettori del Pdl adesso devono trovare l’orgoglio ed il coraggio di non abbandonare al suo destino chi ha dato molto della sua vita per il bene dell’Italia. E’ un vigliacco traditore chi pensa di abbandonarlo per salire sul carro del nuovo vincitore. Ci ha dato, tra le altre cose in tutti questi anni, il bipolarismo e con esso una nuova trasparenza nelle scelte dei cittadini.


Il suo sogno resta di fare del Pdl un partito simile al Ppe (Partito Popolare Europeo), guidato dal suo delfino Angelino Alfano. L’Italia intera gli deve riconoscenza per avere evitato la catastrofe con la sua discesa in campo nel 1994. Per questo le “lobby” ed i “poteri forti occulti” gli si sono schierati ferocemente contro boicottando con ogni mezzo il “rinnovamento” dell’Italia. Questa avventura politica gli e’ costata carissima anche in termini di soldi: circa un miliardo di euro pagati ai suoi avvocati per difendersi dai numerosi “forsennati assalti” della magistratura e per quanto pagato “ingiustamente” a Carlo De Benedetti. E’ stato persino spiato dal buco della serratura della sua camera da letto da guardoni che poi hanno fatto scempio della sua vita privata.


Ma cosa saremmo venuti a conoscere se la magistratura avesse guardato anche nel “buco della serratura” delle camere da letto di Nichi Vendola, Rosy Bindi, Pierluigi Bersani, Antonio Di Pietro, Pierferdinando Casini, Gianfranco Fini e di tanti altri “verginelli”? E’ nel momento del bisogno che si riconoscono i veri amici ed i fedeli sostenitori, ed e’ questo il momento in cui non bisogna abbandonare un uomo che sta pagando per il suo tentativo di rimodernare l’Italia.


Sarebbe da vigliacchi non essere oggi solidali con Berlusconi contro la vergognosa macchina del fango e dell’ingiustizia di una magistratura politicizzata che, pur di raggiungere i propri obbiettivi, calpesta le leggi che dovrebbe applicare. E’ questo tipo di magistratura, e non Berlusconi, a disonorare l’Italia!! A Berlusconi si possono muovere molte accuse, come quella di non essere stato “prudente” nella sua vita privata, ma la voce che gira nel Pdl è che sia a volte troppo “ingenuo”; poi non è riuscito a varare le maggiori riforme che gli italiani attendono da tempo, anche a causa dei problemi creatigli ad arte dai pm di parte…Ma questo insuccesso non e’ del tutto dipeso da lui, sono state mille le “resistenze” di personaggi della prima Repubblica (lungo sarebbe l’elenco con Gianfranco Fini in testa), della magistratura, delle “lobby” e dei “poteri forti occulti” che gli hanno sbarrato la strada impedendoglielo.


Intanto il bipolarismo in Italia come anticipato in apertura, si deve a lui…C’e ancora tempo per varare alcune importanti riforme e c’e’ la certezza che la maggioranza rimanga unita come ha sempre dimostrato in questi ultimi mesi per approvarle. L’approvazione di queste riforme farà recuperare al Pdl gli elettori che si sono allontanati. Ma in questo momento tutti gli elettori del Pdl dovranno trovare l’orgoglio ed il coraggio di non abbandonare al suo destino chi ha dato molto della sua vita per il bene dell’Italia. Quando la battaglia si fa dura e quando tutto sembra che possa essere perduto e’ il momento del coraggio e della lealtà per difendere Berlusconi. E’ un vigliacco traditore chi pensa di abbandonarlo per salire sul carro del nuovo vincitore.




Grazie


Giuseppe Sagliocco
Componente direttivo cittadino P.D.L.
Popolo della Libertà - Lodi
giuseppe.sagliocco@gmail.com

giovedì, ottobre 06, 2011

Referendum sulla legge elettorale? Una truffa!!


La gente ha firmato contro la casta e i costi della politica, per tagliare, rinnovare e per scegliere i suoi rappre­sentanti mentre il referendum non serve a tutto questo. Il suo unico effetto è incartare il go­verno, costringerlo alla resa o al­le elezioni anticipate.
Il referendum sulla legge elettorale è una truffa perché viene venduto per ciò che non è.

Dalle urne de­ve uscire una maggioranza ve­ra, in grado di go­vernare. Allora serve il premio di maggioranza su base nazionale, alla Camera co­me al Senato. La coalizione che prende un voto in più a livello nazio­nale ha i numeri per governare (per esempio ot­tiene il 55% dei seggi). Per ora resta l’indicazione del premier, ma in prospettiva si do­vrebbe arrivare all’elezione di­retta del capo del governo, por­tando a coerenza il sistema elet­torale inaugurato dai sindaci.

I cittadini scelgono i loro rappresentanti, magari tornando all’uninomi­nale, ma devono poter votare persone abbinate a partiti e non partiti e basta. Anzi per migliora­re la rappresentanza, sarebbe auspicabile prevedere il diritto di tribuna, ovvero una piccola quota del Parlamento (esem­pio, il 5 per cento) suddiviso tra piccoli e irriducibili partiti mino­ri. Garantito il premio di maggio­ranza, non c’è da temere se ci sa­ranno tre quattro partiti, con una minima soglia, fuori dal bi­polarismo.

E poi sfiducia costruttiva, ovvero puoi sfiduciare un governo solo se hai un’alternativa di maggio­ranza in Parlamento. Dunque si resta nel maggioritario e in un si­stema bipolare, non bipartitico. Ma la priorità da tutelare è avere governi stabili e duraturi, non il bipolarismo, che semmai è una conseguenza.

Va infine appro­vata in via definitiva una legge che dimezzi o perlomeno tagli drasticamente il numero dei par­lamentari. Il progetto finale è di eliminare il doppione bicamera­le; intanto però tagliare i costi, i peones e le relative pesantezze della casta. Per poi procedere al­lo stesso modo in tutto il paese, a livello locale.

Queste proposte, che accolgo­no anche proposte di legge delle opposizioni, andrebbero porta­te presto in Parlamento dal parti­to di maggioranza relativa, il Pdl, e aperte al voto di tutti. Cer­to, spaccano le coalizioni, avran­no l’ostilità di proporzionalisti, doppioturnisti, malpancisti di ogni risma. Ma è l’unica via per sbloccare il sistema e lanciare un messaggio forte al paese.


Saluti azzurri

lunedì, ottobre 03, 2011

Si parla di...referendum e legge elettorale



Chiariamo bene le cose e sgombriamo subito il campo dagli equivoci e dalle facili strumentalizzazioni da parte della sinistra e in particolare da parte del Pd: il Pdl e’ pronto a un confronto sulla legge elettorale partendo dal presupposto che non si deve sottrarre al cittadino il diritto di scegliere la coalizione, il programma di governo, il leader dell’esecutivo. Il segretario Alfano si è infatti detto favorevole a una modifica del 'Porcellum', che prevede l'introduzione delle preferenze. Si dunque, ma solo a certe condizioni: non tollereremo che con la scusa di eleggere il candidato venga tolto il voto per indicare il presidente del Consiglio.
Siamo infatti perche' venga salvaguardato il piu' grande risultato della Seconda Repubblica, quello della democrazia trasparente, con i cittadini che sanno chi sara' il premier quando votano una determinata coalizione.

A sinistra però hanno omesso (volontariamente???) di spiegare alle persone che hanno scelto di lasciare una firma per i referendum, che la legge elettorale precedentemente vigente e oggi abrogata, quella dove cioè i partiti vanno a prendersi i voti ognuno per se mettendoci la faccia e quindi collocando gli uomini nei vari collegi affinchè possano essere SCELTI (tutto giusto fin qui...) sostanzialmente non dicendo alla gente che non sarà più possibile, abrogando la attuale legge elettorale, conoscere e poter scegliere prima (e non dopo le elezioni)chi sarà il candidato premier…. L'DEALE SAREBBE UN GIUSTO COMPROMESSO TRA VECCHIA E NUOVA LEGGE ELETTORALE....

Continuo a sostenere che si tratti, così come è di un ritorno al passato, sbaglierò.....ma il ritorno al proporzionale, senza premio di maggioranza, con soglia al 4% e un Presidente della Repubblica che potrebbe decidere chi vuole per un mandato esplorativo!

Anche il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, intervenendo nel dibattito sulla riforma elettorale ha, in merito alla proposta della Lega di tornare all'uninominale del Mattarellum, ha evidenziato come: ''Il collegio uninominale non fa scegliere perche' hai un solo candidato per quel partito: o mangio quella minestra o mi butto dalla finestra. La sua proposta e' semplice: introduciamo le preferenze e l'attuale sistema da porcellum diventa 'perfettellum'. C'e' gia' il premio di maggioranza e la scelta del premier. Ed evitiamo il referendum….

Molti dentro la Lega sono però convinti che la questione referendum sia tutto fumo negli occhi, perché probabilmente verrà dichiarato incostituzionale dalla Corte. L’abrogazione dell’attuale sistema elettorale infatti non comporterebbe automaticamente il ritorno in vigore di quella precedente, che è stata a sua volta abrogata dal Parlamento, e dunque è come se non esistesse. Questo è il parere di illustri costituzionalisti, cosa che i partiti sanno bene e nella Lega molti danno quasi per certo. Prima le riforme costituzionali poi la legge elettorale. La linea ufficiale del centrodestra è questa, e visto il tempo che ci vuole per le leggi in doppia lettura, significa praticamente dare l’ok al referendum. Ma sotto sotto un’idea per fermare lo spoglio c’è. Ovvero, varare una leggina che porti le preferenze nell’attuale “porcellum”.

L’avvio nel centrodestra di una commissione che si occupi della legge elettorale, nel quadro delle riforme proposte da Calderoli, sembra essere per ora la risposta che Berlusconi è pronto a dare per frenare le tensioni crescenti. Una commissione che dovrà comunque lavorare, secondo il Cavaliere, su una legge che garantisca il bipolarismo e la scelta da parte degli elettori del premier. Giusto così…NON è vero SINCERI DEMOCRATICI?
Grazie





GIUSEPPE SAGLIOCCO
COMPONENTE DIRETTIVO CITTADINO P.D.L.
POPOLO DELLA LIBERTA’ – LODI
giuseppe.sagliocco@gmail.com

martedì, settembre 27, 2011

La vera origine del debito pubblico italiano.


Una voragine attuale che è figlia degli errori del passato. Il debito pubblico fu favorito da una sentenza del 1966 della Consulta, che scardinò l’art. 81 della Costituzione, affermando che nuove opere si possono coprire anche “con la previsione di maggiori entrate”, e in questo modo si autorizzava la spesa “in deficit” che l’art. 81 della Costituzione italiana vietava.

Quindi il primo passo verso la normalità sarebbe restaurare l’art. 81 della Costituzione.

In base a questa sentenza, il rapporto Debito Pubblico/Pil è passato in 20 anni dal 54% al 121,8% ed esattamente ciò è accaduto dal 1976 al 1994.

Quelli che parteciparono al saccheggio delle finanze pubbliche furono una decina, di cui cinque ancora in vita e cioè parliamo dei vari Andreotti, Cossiga, Forlani, Spadolini, Fanfani, Craxi, Gava, De Mita, Amato e Ciampi.
Per la verità, Forlani e Gava non ebbero il tempo materiale di avviare una politica economica. Tra quelli che fecero crescere di più il debito pubblico troviamo Andreotti e Craxi con il 23,6% in più, seguiti da Amato (+ 10,4%), Fanfani (+9%), Ciampi (+6,2).

Espansione della spesa pubblica e recessione economica, scala mobile, aumenti contrattuali e spese enormi per le aziende di stato (Iri, Eni, Enel, Efim) furono le cause politico-economiche del deficit finanziato in parte con il ricorso al debito pubblico tramite Bot, Btp, Cct che furono “inventati” proprio alla fine degli anni 70.

Svalutando la lira per favorire l’export si ebbe una inflazione a doppia cifra, mal vista dalla Comunità Economica Europea e dal Fondo Monetario Internazionale. La spesa non servì a finanziare la crescita economica frenata pure da tassi di assenteismo nelle fabbriche straordinario (Fiat circa al 10%!!).

La limitazione dei punti di contingenza, fatta dal governo Craxi limitò solo in parte la caduta.
Il colpo finale lo diede la riforma delle pensioni del 1989 che previde che lo Stato dovesse finanziare la previdenza.

Quindi, il debito pubblico attuale è quasi tutto una eredità di quel ventennio. Grazie, cari politici della Prima Repubblica….

P.S. Meditate, cornacchie del malaugurio sinistre, poichè per una volta non potrete addebitare "qualsiasi cosa" come usate fare, al Presidente del Consiglio in carica. O si?


Saluti azzurri

giovedì, settembre 15, 2011

Manovra finanziaria 2011: verità e strumentalizzazioni

Con la manovra economica finanziaria, in questi giorni sono state poste le premesse perché l’Italia raggiunga il pareggio di bilancio entro il 2013. Lo raggiungerà per la prima volta nella storia a partire dal 1876, ed è questo un dato che ci fa capire come l’Italia abbia vissuto per troppo tempo al di sopra delle proprie risorse; questo soprattutto per colpa dell’enorme debito accumulato negli anni del consociativismo catto-comunista, che dal 1980 al 1992 ha moltiplicato per molte volte il debito dello Stato. La manovra ci è stata chiesta dall’Europa, dalla BCE, ci è stata imposta in tempi molto stretti dai mercati, questo è bene tenerlo presente per evitare strumentalizzazioni e falsità, da parte della opposizione, che ci costringono a rassicurare le istituzioni Ue sui contenuti della manovra.


Difatti, il Parlamento approvera' una manovra per 54 miliardi e il voto rappresenta un segnale importante, perche' i saldi di finanza pubblica sono stati migliorati nel passaggio parlamentare. Non c'e' stata nessuna retromarcia nel percorso di approvazione. In tre giorni e mezzo è stata formulata una manovra pari a 5 punti di Pil e sono stati raccolti i suggerimenti di tutti, anche da parte del Pd. Il Presidente Napolitano ha spinto perché venisse “portata a casa” la manovra che ci è stata chiesta dall’ Europa, in tempi brevi e con la speranza (vana) di una collaborazione da parte della opposizione; egli ha firmato il decreto e ha affermato che "E' molto importante l'apprezzamento in sede europea" (voglio aggiungere che non esistono manovre perfette, ma solo buone manovre…)


“L'opposizione critica la manovra con l'unico desiderio di dare una spallata al governo senza capire che darebbe una spallata all'Italia e con la chiara intenzione di rovinare l'immagine del presidente del Consiglio ma cosi' invece rovina l'Italia...” ha affermato il Presidente Berlusconi, dopo l'incontro con il presidente del Consiglio della Ue, Van Rompuy a Bruxelles in mattinata. Nel pomeriggio invece, il premier è volato a Strasburgo per incontrare il capo della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, e quello dell`Europarlamento Jerzy Buzek.


Nel merito, penso che l’Italia e il suo governo abbia lavorato bene per rendere la manovra più equa possibile, sia pure con il necessario rigore. Il ritocco dell’Iva di un punto dal venti al ventuno non colpisce i beni di prima necessità. Soltanto ai contribuenti più facoltosi, dai trecentomila euro in su, è stato chiesto un onere del tre per cento in più sino a quando non avremo raggiunto il pareggio di bilancio.


I costi della politica saranno ridotti con varie misure, su tutte ricordo l’abolizione delle province. A breve, tra un paio di giorni, ci sarà un decreto sul dimezzamento del numero dei parlamentari. Il pareggio di bilancio diventerà un obbligo stringente posto dalla Costituzione. In questo modo sono stati tutelati i risparmi delle famiglie ed esentati dai sacrifici le fasce sociali più deboli.





Giuseppe Sagliocco
Componente direttivo cittadino
Popolo della Libertà – Lodi
giuseppe.sagliocco@gmail.com

mercoledì, settembre 07, 2011

Sciopero del 6 Settembre: Flop della CGIL



Il Giornale sottovaluta. In realtà, al comizio di Roma, c'erano non meno di ottantacinque milioni di italiani, sembra che li abbia contati personalmente Susanna Camusso (oggi chissà se l'operaio che ha scioperato e perso 70/80 euro e' piu' felice? La Camusso sicuramente si, ha avuto il suo momento di gloria). Più alcune decine di milioni di extracomunitari. Nascoste, ma c'erano, anche numerose delegazioni di compagni provenienti da pianeti, e da lontane galassie. In tutto il mondo, miliardi di persone si sono associate, fermandosi simbolicamente anche se non contemporaneamente, per alcuni secondi e alcuni persino per tre o quattro secondi, seppure intervallati. Sottostimate anche le cifre dei partecipanti allo sciopero. Ha scioperato almeno il 213% degli italiani, casalinghe e neonati compresi. E poi, siamo sinceri, complessivamente, quanti sono stati gli italiani che, anche se non erano a Roma, hanno pensato, intensamente, molto intensamente, alla Cgil di Camusso?

Scherzi a parte...Il flop non è stata la partecipazione allo sciopero, ma la scelta di seguire questa garibaldina del nuovo millennio che ha perso il traghetto Genova-Marsala più di centocinquan'anni fa!

Si sono dimostrati ciò che sono da settant'anni in qua: sfasciatori del nostro Paese creando cosi più povertà e più scontento. Il comunismo secondo loro è la salvezza del mondo. Però adesso hanno cambiato tattica e invece di passare alla storia come assassini dei fratelli ricorrono alla creazione di guerre civili cosi ogni popolo ci pensa da solo...

In tempi non sospetti l'avevo già scritto che sarebbe stato lo sciopero dei pensionati,dei cassa integrati e dei centri sociali. Ai pensionati e cassaintegrati hanno dato il kit d'ordinanza (cappellini,fischietto e bandiera). I veri lavoratori, che sono intelligenti a differenza di chi voleva farli scioperare, sono andati regolarmente al lavoro. I centri sociali scendono in campo solo per fare chiasso o come a Napoli per lanciare di tutto contro la polizia. Tra l'altro non dimentichiamo che questi signori son portati in palmo di mano da gente come PISAPIA, DE MAGISTRIS e VENDOLA.

Per fortuna c'è gente che ragiona ancora. Anche gli operai e dipendenti pubblici con i tempi che corrono, hanno capito da che parte arriva il pane. La domanda è logica. Cosa si poteva ottenere da questo sciopero? Il nulla, solo qualche chilo di crisi in più sul groppone. Non hanno capito che la Camusso deve prendere i gradi altrimenti passerebbe alla storia come una pappamolla. E Bersani, Vendola e Di Pietro a braccetto a fare la festa allo zio morente. Bel modo di affrontare la crisi !

Ma quando gli operai e gli impiegati che tirano la carretta tutti i giorni si renderanno conto che con i loro soldi mantengono più di 700.000 delegati sindacali, che non mettono mai piede in fabbrica o negli uffici e passano le giornate a fare i cavoli loro, e quando si renderanno conto che la Camusso, dalla facoltà di Archeologia è passata direttamente al Sindacato, senza mai aver lavorato veramente un solo giorno, vorrà dire che avranno compreso cosa sono i Sindacati e i Sindacalisti.


Saluti azzurri