
mercoledì, novembre 09, 2011
Da Cesare in poi.... La Storia si ripete!!

domenica, novembre 06, 2011
Licenziamenti: I "resistenti" e la cultura ottocentesca.

La polemica sui “licenziamenti facili” è figlia di una cultura ottocentesca che ignora i cambiamenti del mercato mondiale ed è oltraggiosa per l’intelligenza degli italiani: già ora nelle aziende con meno di 15 dipendenti, dove lavora circa la metà degli occupati, non vige la giusta causa. Purtroppo oggi, ma già da qualche anno come sappiamo, si va dipanando una campagna fatta di ipocrisie e falsità, che tende a rovesciare come un guanto il senso delle cose...
E se ora il governo si propone di intervenire sui contratti di lavoro, seguendo la strada indicata dal disegno di legge presentato dal senatore dell’opposizione Pietro Ichino, è solo per aumentare la competitività del Paese, aprire nuovi spazi occupazionali per le donne e per i giovani, e garantire a chi perde il lavoro l’aiuto della cassa integrazione per trovare una nuova occupazione.
Il problema è di ridurre le cattive abitudini, scongiurare un’estensione abnorme del lavoro precario, offrire un futuro qualificato ai giovani e alle donne rimuovendo solo e soltanto le rigidità improprie che impediscono l’allargamento della base occupazionale e produttiva, per avvicinarci agli obiettivi del Trattato di Lisbona sulla partecipazione al mercato del lavoro, purtroppo ancora lontani.
Il lavoro è cambiato. Sono cambiati i bisogni e le aspettative sociali. Il lavoro socialmente tutelato ha le sue ragioni, ma gli investimenti in ricerca e in sviluppo, il rischio d’impresa e il ruolo delle politiche pubbliche si misurano con la capacità di competere produttivamente in una dimensione infinitamente più grande e varia che nel passato, di rendere il lavoro un’utilità sociale di cui andare orgogliosi, una scala da salire per vedere meglio l’orizzonte, non un buco in cui ripararsi.
Abbiamo un orizzonte stretto e ravvicinato per varare alcuni provvedimenti in favore del lavoro e dello sviluppo, capaci di rimettere in moto la produzione di ricchezza nel manifatturiero e nei servizi, in particolare capace di restituire orgoglio e fiducia al Mezzogiorno italiano, e diciotto mesi di serio e responsabile lavoro prima del compimento della legislatura.
Rimettere in moto la macchina demagogica del catastrofismo e del pessimismo può essere l’istinto politicista di pochi, ma non deve essere la pratica dei molti, nella maggioranza e perfino nell’opposizione, che si rendono conto della necessità di crescere. Possiamo farcela...io ci credo!!
Saluti azzurri
mercoledì, novembre 02, 2011
Dall'Ue giudizio positivo sulla lettera di intenti. Tremonti si è defilato

Dopo il grande successo riscosso dal Premier in Europa, sfido qualsiasi Istituzione , sindacato o partito, compresa la Lega, a criticare le misure necessarie sui licenziamenti facili e l'esigenza di innalzare l'età pensionabile a 67 anni, perché sono le stesse misure che ci ha "ordinato" l' Europa.
Sono impegni precisi, importanti per il presente e per il futuro del nostro Paese. Tutti dovrebbero fare il tifo perché vengano realizzati ma anche stavolta sembra che l'ostilità contro il proponente, vale a dire Berlusconi, prevalga sul contenuto della proposta.
Pertanto i partiti e le caste che intendono combattere il Governo Berlusconi su questa serie di provvedimenti "combatterebbero" contro le massime Istituzioni Europee! E l' Europa difenderà il nostro Governo a spada tratta! I sindacati dovranno abbassare un pò la coda, altrimenti il Governo sarà costretto non solo a modificare l'art. 18 ma a modificare costituzionalmente la disciplina sul diritto di sciopero. Un diritto spesso abusato, perché solo in Italia, così come il sistema giudiziario, il diritto a scioperare è usato come un vero e proprio strumento politico-ideologico e anche, diciamola tutta, per non fare un bel nulla. L’Italia ha regole troppo rigide sui licenziamenti.
venerdì, ottobre 28, 2011
Pdl, rifondare il partito guardando al mondo cattolico

Stiamo portando avanti l’idea di un partito che dia spazio e sostegno ai giovani. Ma i giovani hanno bisogno anche di valori che scaldino i cuori. E non possono essere il relativismo etico o peggio il nichilismo. Le nuove generazioni hanno bisogno di avere una visione della società, capire dove si sta andando, cosa si sta costruendo. Ecco allora l’importanza dei cattolici nel Pdl a dare linfa e sostanza alla politica del fare. Guardiamo al futuro nel solco della migliore tradizione, quella di Don Sturzo e De Gasperi.
Giuseppe Sagliocco Pdl - Lodi
lunedì, ottobre 24, 2011
Bisogna sconfiggere la strategia della paralisi

martedì, ottobre 11, 2011
Questo è il momento di difendere Berlusconi

Tutti gli elettori del Pdl adesso devono trovare l’orgoglio ed il coraggio di non abbandonare al suo destino chi ha dato molto della sua vita per il bene dell’Italia. E’ un vigliacco traditore chi pensa di abbandonarlo per salire sul carro del nuovo vincitore. Ci ha dato, tra le altre cose in tutti questi anni, il bipolarismo e con esso una nuova trasparenza nelle scelte dei cittadini.
Il suo sogno resta di fare del Pdl un partito simile al Ppe (Partito Popolare Europeo), guidato dal suo delfino Angelino Alfano. L’Italia intera gli deve riconoscenza per avere evitato la catastrofe con la sua discesa in campo nel 1994. Per questo le “lobby” ed i “poteri forti occulti” gli si sono schierati ferocemente contro boicottando con ogni mezzo il “rinnovamento” dell’Italia. Questa avventura politica gli e’ costata carissima anche in termini di soldi: circa un miliardo di euro pagati ai suoi avvocati per difendersi dai numerosi “forsennati assalti” della magistratura e per quanto pagato “ingiustamente” a Carlo De Benedetti. E’ stato persino spiato dal buco della serratura della sua camera da letto da guardoni che poi hanno fatto scempio della sua vita privata.
Giuseppe Sagliocco
Componente direttivo cittadino P.D.L.
Popolo della Libertà - Lodi
giuseppe.sagliocco@gmail.com
giovedì, ottobre 06, 2011
Referendum sulla legge elettorale? Una truffa!!

Il referendum sulla legge elettorale è una truffa perché viene venduto per ciò che non è.
Dalle urne deve uscire una maggioranza vera, in grado di governare. Allora serve il premio di maggioranza su base nazionale, alla Camera come al Senato. La coalizione che prende un voto in più a livello nazionale ha i numeri per governare (per esempio ottiene il 55% dei seggi). Per ora resta l’indicazione del premier, ma in prospettiva si dovrebbe arrivare all’elezione diretta del capo del governo, portando a coerenza il sistema elettorale inaugurato dai sindaci.
I cittadini scelgono i loro rappresentanti, magari tornando all’uninominale, ma devono poter votare persone abbinate a partiti e non partiti e basta. Anzi per migliorare la rappresentanza, sarebbe auspicabile prevedere il diritto di tribuna, ovvero una piccola quota del Parlamento (esempio, il 5 per cento) suddiviso tra piccoli e irriducibili partiti minori. Garantito il premio di maggioranza, non c’è da temere se ci saranno tre quattro partiti, con una minima soglia, fuori dal bipolarismo.
E poi sfiducia costruttiva, ovvero puoi sfiduciare un governo solo se hai un’alternativa di maggioranza in Parlamento. Dunque si resta nel maggioritario e in un sistema bipolare, non bipartitico. Ma la priorità da tutelare è avere governi stabili e duraturi, non il bipolarismo, che semmai è una conseguenza.
Va infine approvata in via definitiva una legge che dimezzi o perlomeno tagli drasticamente il numero dei parlamentari. Il progetto finale è di eliminare il doppione bicamerale; intanto però tagliare i costi, i peones e le relative pesantezze della casta. Per poi procedere allo stesso modo in tutto il paese, a livello locale.
Queste proposte, che accolgono anche proposte di legge delle opposizioni, andrebbero portate presto in Parlamento dal partito di maggioranza relativa, il Pdl, e aperte al voto di tutti. Certo, spaccano le coalizioni, avranno l’ostilità di proporzionalisti, doppioturnisti, malpancisti di ogni risma. Ma è l’unica via per sbloccare il sistema e lanciare un messaggio forte al paese.
Saluti azzurri
lunedì, ottobre 03, 2011
Si parla di...referendum e legge elettorale

Siamo infatti perche' venga salvaguardato il piu' grande risultato della Seconda Repubblica, quello della democrazia trasparente, con i cittadini che sanno chi sara' il premier quando votano una determinata coalizione.
Anche il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, intervenendo nel dibattito sulla riforma elettorale ha, in merito alla proposta della Lega di tornare all'uninominale del Mattarellum, ha evidenziato come: ''Il collegio uninominale non fa scegliere perche' hai un solo candidato per quel partito: o mangio quella minestra o mi butto dalla finestra. La sua proposta e' semplice: introduciamo le preferenze e l'attuale sistema da porcellum diventa 'perfettellum'. C'e' gia' il premio di maggioranza e la scelta del premier. Ed evitiamo il referendum….
Grazie
COMPONENTE DIRETTIVO CITTADINO P.D.L.
POPOLO DELLA LIBERTA’ – LODI
giuseppe.sagliocco@gmail.com
martedì, settembre 27, 2011
La vera origine del debito pubblico italiano.

Quindi il primo passo verso la normalità sarebbe restaurare l’art. 81 della Costituzione.
In base a questa sentenza, il rapporto Debito Pubblico/Pil è passato in 20 anni dal 54% al 121,8% ed esattamente ciò è accaduto dal 1976 al 1994.
Quelli che parteciparono al saccheggio delle finanze pubbliche furono una decina, di cui cinque ancora in vita e cioè parliamo dei vari Andreotti, Cossiga, Forlani, Spadolini, Fanfani, Craxi, Gava, De Mita, Amato e Ciampi.
Per la verità, Forlani e Gava non ebbero il tempo materiale di avviare una politica economica. Tra quelli che fecero crescere di più il debito pubblico troviamo Andreotti e Craxi con il 23,6% in più, seguiti da Amato (+ 10,4%), Fanfani (+9%), Ciampi (+6,2).
Espansione della spesa pubblica e recessione economica, scala mobile, aumenti contrattuali e spese enormi per le aziende di stato (Iri, Eni, Enel, Efim) furono le cause politico-economiche del deficit finanziato in parte con il ricorso al debito pubblico tramite Bot, Btp, Cct che furono “inventati” proprio alla fine degli anni 70.
Svalutando la lira per favorire l’export si ebbe una inflazione a doppia cifra, mal vista dalla Comunità Economica Europea e dal Fondo Monetario Internazionale. La spesa non servì a finanziare la crescita economica frenata pure da tassi di assenteismo nelle fabbriche straordinario (Fiat circa al 10%!!).
La limitazione dei punti di contingenza, fatta dal governo Craxi limitò solo in parte la caduta.
Il colpo finale lo diede la riforma delle pensioni del 1989 che previde che lo Stato dovesse finanziare la previdenza.
Quindi, il debito pubblico attuale è quasi tutto una eredità di quel ventennio. Grazie, cari politici della Prima Repubblica….
P.S. Meditate, cornacchie del malaugurio sinistre, poichè per una volta non potrete addebitare "qualsiasi cosa" come usate fare, al Presidente del Consiglio in carica. O si?
Saluti azzurri