martedì, ottobre 30, 2012

Il prezzo da pagare per la sua "discesa in campo"



La improvvisa e inaspettata “discesa in campo” di Silvio Berlusconi, diciotto anni fa non poteva che avere un prezzo; la deriva verso ideologismi e sentimenti di avversione personale, verso denigrazioni e delegittimazioni faziose che non hanno fatto il bene dell’Italia. Il vecchio partito comunista, riciclatosi prima in Pds poi in Ds (oggi Pd) era sicurissimo di vincere le elezioni e prendere il tanto agognato “potere” dopo aver fatto, i giudici di tangentopoli tabula rasa di tutti i partiti….tranne il solo PCI-PDS-DS. La “gioiosa macchina da guerra” guidata dall’allora segretario Occhetto vide i suoi piani segreti (ma non troppo) sconvolti dal Cavaliere il quale riuscì a chiamare a raccolta tutti i liberali, moderati e di centrodestra, vincendo alla grande le elezioni…da quel momento a sinistra se la sono legata al dito e per Berlusconi è stato l’inferno!!
Dopo 18 anni di tentativi andati a vuoto infatti, con accuse di tutti i tipi possibili e immaginabili a chi fino ad allora non aveva mai avuto un processo a suo carico, ebbene è arrivata. Ma quella di SB è chiaramente una condanna politica, incredibile e intollerabile per usare le stesse parole dell’ex premier…E' senza dubbio una sentenza politica come sono politici i tanti processi inventati a riguardo. La sentenza di condanna è la conferma di un vero e proprio accanimento giudiziario e dell'uso della giustizia a fini di lotta politica. Ci sono però due prove della innocenza di SB facilmente rilevabili e assolutamente inoppugnabili:
1) Secondo l’accusa SB sarebbe socio di due imprenditori americani. Ma se egli fossi stato socio di questi imprenditori sarebbe bastata una telefonata all'ufficio acquisti di Mediaset per far acquistare i diritti televisivi che questi due imprenditori volevano vendere, senza pagare tangenti.
2) E ancora, se SB fosse stato socio sarebbe subito venuto a conoscenza di una tangente così elevata versata ai responsabili del servizio acquisti, e non avrebbe potuto che provvedere al loro immediato licenziamento, visto che per quell'ufficio passavano 750 milioni di acquisti all'anno.
Non si può andare avanti così: dobbiamo fare qualcosa. Quando non si può contare sull'imparzialità dei giudici, questo paese diventa incivile, barbaro, invivibile e cessa anche di essere una democrazia. E' triste, ma la situazione del nostro paese oggi è così. Intanto però nel centrodestra tanto bistrattato qualcosa si muove: ci saranno elezioni primarie aperte nel Popolo della Libertà. Quindi sapremo, entro dicembre, chi sarà il successore di Silvio Berlusconi. Il 16 dicembre ( data più che probabile), saranno gli italiani che credono nell’individuo e nei suoi diritti naturali, nella libertà politica e civile di fronte allo Stato, ad aprire democraticamente una pagina nuova di una storia nuova, quella che abbiamo fatto insieme, uomini e donne, tra cui il sottoscritto che fin da subito ha aderito al movimento fin dal gennaio del 1994 assieme a tutti coloro che non intendevano e che neanche oggi intendono essere governati da questa sinistra.

La continuità con lo sforzo riformatore cominciato diciotto anni fa è in pericolo serio. Una coalizione di sinistra che vuole tornare indietro alle logiche di centralizzazione pianificatrice che hanno prodotto la montagna del debito pubblico e l’esplosione del paese corporativo e pigro che conosciamo, chiede di governare con uno stuolo di professionisti di partito educati e formati nelle vecchie ideologie egualitarie, solidariste e collettiviste del Novecento. Sta al Popolo della Libertà, al segretario Angelino Alfano, e a una generazione giovane che riproduca il miracolo del 1994, dare una seria e impegnativa battaglia per fermare questa deriva.



Giuseppe Sagliocco

venerdì, agosto 31, 2012

Casini, Udc e cattolici in politica: contraddittori e incoerenti


Perche la Chiesa continua a proclamare Casini come suo difensore?
Le nuove generazioni hanno bisogno di avere una visione della società, capire dove si sta andando, cosa si sta costruendo. Ecco allora l’importanza dei cattolici nella politica a dare linfa e sostanza alla politica del fare. Guardiamo al futuro nel solco della migliore tradizione, quella di Don Sturzo e De Gasperi.
Pier Ferdinando Casini invece, in assoluta autonomia, ha deciso l'alleanza con Vendola e Sel oltre che con il Pd di Bersani. Il capo dell'Udc si professa strenuo difensore dei valori cristiani, salvo poi allearsi con il diavolo per un vile calcolo di convenienza politica, tirando per la giacchetta quel mondo cattolico che è il bacino principale dal quale l’Udc attinge i voti.
Eppure il Cardinale Bertone e il Presidente della Cei Bagnasco si erano già lamentati del fatto che la UE avesse lasciato sola l’Italia quanto alla questione immigrazione. Mentre Magdi Cristiano Allam si batte perche nello stato europeo vengano inserite le radici giudaico-cristiane dell’Europa, che cosa ha fatto Casini?
Ognuno può votare Casini e il finto centro che va con la sinistra, ma a mio modo di vedere, i cattolici non possono votare il centro e in particolare Casini, che nulla fa per sostenere i principi cristiani. L’ultimo arrivato nel popolo di Cristo, quel Magdi Allam Cristiano di cui sopra, è certamente più benemerito di questo Casini nel tentativo di mettere in guardia i cattolici dalla islamizzazione strisciante e crescente.
Casini vorrebbe rifare un “centro” riunendo cattolici e laici, atei e agnostici, quando poi le varie posizioni su questioni etiche sono inconciliabili e contrastanti? Ci spieghi come....Quali possono essere, i punti di convergenza per un governo di coalizione tra Udc Sel e Pd?
La Chiesa, ha già espresso un "no"deciso ai cattolici ad allearsi con Vendola e la sinistra del Partito Democratico.
La convergenza sui valori non negoziabili trova e deve pertanto trovare un naturale riferimento nella casa comune dei moderati. Il segretario del Pdl Angelino Alfano del resto ha ribadito che i cattolici già oggi hanno trovato nel Pdl un partito che ha sempre difeso i loro valori «non a chiacchiere o a parole, ma con leggi sulla vita, la famiglia e tutto ciò che attiene ad un sistema di valori».
Non si tratta, però, di rifare un partito confessionale, tutt’altro. Noi vogliamo una casa comune che su valori cristiani aggreghi varie anime, quella popolare, socialista, liberaldemocratica, riformista.
Un partito che crede nella difesa incondizionata della dignità di ogni singola persona umana, nella famiglia, nella comunità. Che vuole più società e meno Stato, che difende l’impresa, il lavoratore e non il posto di lavoro, che crede nella sussidiarietà, nella libera istruzione, nella responsabilità di chi amministra e dunque nel federalismo solidale, nel merito come condizione per tornare a crescere.

La brusca virata di Pierfurby verso Vendola e Bersani ha lasciato perplesso e disorientato gran parte dell'elettorato Udc, che critica fortemente la scelta autoritaria fatta dal suo leader. Occhio a chi svende i valori cattolici pur di difendere poltrone.


Giuseppe Sagliocco - Lodi

lunedì, agosto 06, 2012

"Non siam mica qui a smacchiare i leopardi..."



Per chi vota a sinistra perché “antiberlusconiano” la parola democrazìa non ha molto significato; la sinistra e i suoi elettori non cambiano mai, sembrano acefali. La notizia del (possibile) ritorno di Berlusconi nella politica attiva li ha tramortiti...gli orfani di Marx infatti immaginano già che verranno sciancati da Berlusconi in campagna elettorale, sanno già che dovranno soffrire la sua presenza, e non ci stanno!!
Ma guardiamo loro, i sinistri rosiconi, invece che novità portano? Bersani con D'Alema? Fini? Vendola?
L'unico nuovo è Grillo, ma io me lo ricordo in tv a fare il comico già 30 anni fa. Berlusconi sarà quello che sarà, ma politicamente è il più giovane di tutti...
Si è finalmente dimostrato tutto falso che la responsabilità della crisi fosse del governo Berlusconi, che ha portato l'Italia sull'orlo del baratro. Al contrario il problema è l'euro, è l'architettura imperfetta della moneta unica, è il ruolo inadeguato della Banca Centrale Europea.
La candidatura a premier di Silvio Berlusconi ha irritato tutto il centrosinistra. Puntualmente è scattata la campagna di denigrazione e i più benevoli parlano di minestra riscaldata.
Credevano d’averlo messo fuori combattimento, ma hanno fatto i conti senza l’oste. Inoltre, visto che le agenzie di rating continuano a penalizzarci, lo spread e il debito pubblico continuano a salire, signifca che i nostri guai non dipendevano dal bunga-bunga. Ai mercati finanziari interessano le riforme strutturali e i conti in ordine.
Ora aspettiamo fiduciosi la conferma ufficiale della candidatura perché dai vari Casini, Fini, Rutelli, Veltroni, D’Alema Bersani ecc.che hanno fatto carriera politica solo con le chiacchiere non ci si può aspettare nulla di buono… Se a Casini poi il ritorno di Berlusconi fa paura, a noi elettori liberi è la sua presenza nell'agone politico da più di trent'anni che fa paura.
Pur di stare in poltrona, egli ha trascorso gli ultimi anni con un piede col PDL e con un piede col PD, sta accarezzando furbescamente Bersani per farsi eleggere Presidente della Repubblica;
La “festa della liberazione” celebrata il 12 novembre 2011, giorno delle dimissioni di Berlusconi, non ha portato bene. Non solo non sono saliti loro al potere, non solo hanno dovuto fare da zerbino a un professore bocconiano non certo di sinistra e che per di più, odia la concertazione, sindacale e non. Ora rischiano di ritrovarsi al punto di partenza, cioè per loro a un punto morto.


Nel senso che è morta la speranza di essersi liberati definitivamente dell’unico vero ostacolo ai loro progetti di guidare l’Italia, con chicchessia (Monti, Vendola, Casini, Di Pietro, uno per l’altro) ma guidare indisturbati…



Giuseppe Sagliocco - Lodi


giovedì, agosto 02, 2012

La "Banda" dei 400 indagati...(più Travaglio condannato)



Provate ad andare su uno dei motori di ricerca più famosi e digitate INDAGATI PD, vedrete che essi parlano di 400 indagati, ed è possibile trovare pure la lista. Adesso anche gente del calibro di Errani e Vendola (non proprio del Pd ma sempre a sinistra è...) si sono aggiunti alla banda dei 400.
Visto che i compagni sono bravi a fare la morale agli altri, chissà se avranno da chiedere a questi Governatori di farsi da parte... Speriamo in un Pd meglio di quello precedente, o attuale, se solo si ricorda che Penati ad esempio è ancora lì', e ben stipendiato!!
Vediamo come finirà, se avremo modo di notare la solita "coerenza rossa" secondo cui GLI ALTRI si devono dimettere....NOI NO ;))
Vendola ed Errani sono indagati e proprio in questi giorni sono stati rinviati a giudizio. Eppure i quotidiani sonnecchiano e di certo non si impegnano per evidenziare le notizie che provengono dalle procure. Guardiamo ad esempio il caso Vendola. Repubblica dà la notizia a pagina 15, taglio basso, 3 colonnine.
Il Corriere a pagina 17, 4 colonne. Il tutto in maniera sobria e tranquilla. Un’opera di occultamento difficilmente spiegabile...Come se un indagato di sinistra avesse l’immunità dagli attacchi della stampa.
E non importa se Vendola è stato rinviato a giudizio ed è colpito da un’altra pesante inchiesta perchè tanto, a prescindere, il leader di Sel è estraneo ai fatti, innocente a priori.
Per lui e Errani la parola dimissioni è stata cancellata dal vocabolario di opinionisti e commentatori della stampa. Non è neppure contemplata come ipotesi.
Di fronte a questo imbarazzante clima ci vuole equità nei trattamenti. Se quindi Formigoni si deve dimettere, allora lo devono fare anche Vendola e Errani. Perchè di questa presunta superiorità morale a sinistra, da sempre inesistente, ci siamo anche un po’ rotti le scatole.
A proposito di gradi di giudizio e processi farsa: a Bassolino la prossima udienza è stata fissata per questo o per il prossimo secolo?

E infine, amici e compagni se digitate "TRAVAGLIO CONDANNATO" qualcuno ci rimarrà male forse...infatti il "castigamatti" antiberlusconiano di professione, che adesso fa anche l'attore in teatro pur di continuare indisturbato con la sua sequela di invettive e calunnie da cui lucra, E' STATO CONDANNATO!!! BEN DUE VOLTE, PER CALUNNIA E DIFFAMAZIONE!! PENSA TE, ALLE VOLTE I CASI DELLA VITA, LUI SI.....QUALCUN ALTRO NO ;))



Giuseppe Sagliocco - Iscritto al Pdl - Lodi

venerdì, luglio 20, 2012

E se Berlusconi scendesse in campo? Magari...


Anche se con qualche sfumatura e qualche distinguo doveroso, il Cavaliere sa bene che agli ex An non va giù l'annuncio della sua discesa in campo. Ma ogni decisione sarà legata all'ottenere il risultato migliore. Berlusconi, insomma, sta «sondando» il terreno. E se presentarsi candidato premier porterà più punti percentuali allora lo farà. Giustamente. Stesso discorso per il nuovo nome del partito: sarà quello con più appeal, quello che piace di più alla gente. E’ altresì chiaro che quando Berlusconi parla di “Forza Italia” non lo fa perché è un nostalgico ma lo fa perché pensa a un partito di centrodestra moderno che sia cattolico ma anche liberale e riformista aperto a tutti i moderato e comunque a tutti quelli che non si riconoscono nella sinistra.
Anche il segretario del Pdl Alfano cerca di tranquillizzare gli ex An, li invita a «restare uniti» e spiega che «nel nostro partito non ci sono regnanti o sudditi». Lo schieramento dei dubbiosi ex An è nutrito. I forzisti chiedono facce nuove e larghe intese, gli ex An temono che gli azzurri sarcrifichino la legge elettorale con le preferenze per liberarsi di loro e pretendono le primarie.
Il Pdl ha bisogno di progetti nuovi, di proposte serie, di una linea politica chiara, di un percorso per il futuro del paese e di persone normali, possibilmente giovani e con facce serie e limpide che si propongano come timonieri futuri; certo, ci vorrebbero meno polemiche...se vogliamo sperare di vincere o almeno limitare la sconfitta, ma intanto il candidato sarà quello che prende più voti e cioè Silvio Berlusconi. La questione che sta animando il PDL in questi giorni, è il ritorno alle origini, alle intenzioni della prima ora a quell’entusiasmo e alla ricerca di una prospettiva differente.
Berlusconi punterà come detto su di un programma e su una squadra di quarantenni che saranno i veri promotori della nuova avventura politica, i garanti del nuovo Pdl…La riscoperta dei valori che portarono alla nascita di Forza Italia, a prescindere dal nome, non è tornare indietro, non è guardare indietro quindi, bensì deve essere la volontà di condividere un progetto nuovo che possa puntare a riaggregare l’area liberal-socialista e riformista con quella laica moderata e repubblicana e con il cattolicesimo popolare ancorchè liberale. Ma voglio ripeterlo ancora, sarà un partito nuovo e quindi non si ritornerà a Forza Italia, sic et simpliciter, come alcuni erroneamente pensano.

L’idea è quella di rivolgersi agli elettori e lanciare un appello in difesa della tradizione moderata. Soprattutto se dovesse passare il premio per il primo partito, nella ipotesi di nuova legge elettorale tuttora in via di ulteriore definizione, SB ce la potrebbe fare…Siamo realisti: con un Pdl senza il Cav candidato premier, al governo ci andrebbero i sinistri. Basta questo ad auspicare la discesa in campo del Cav. tutto il resto sono chiacchiere inutili perché uniti si vince, mentre divisi si consegna il Paese alle sinistre!! Occorre recuperare entusiasmo, ma anche capacità e volontà di mobilitare in un momento in cui esiste distanza tra i cittadini e la politica in piena crisi come quella attuale. A noi la scelta…

 
Giuseppe Sagliocco - Lodi

lunedì, luglio 16, 2012

Basta con questo Colle interventista


Che il presidente della Repubblica si sia ritagliato un ruolo da protagonista nell'agone politico, non è certo una novità: stando gli archivi dei quotidiani, lo fa almeno dalla metà del 2008, ossia da quando è andato al governo Silvio Berlusconi. Ma l'inquilino del Quirinale continua a dare il meglio di sè anche in questi giorni.
Insomma, l'impressione è quella di trovarsi di fronte a un presidente «interventista» più che «notaio». Certo, allora come oggi, Napolitano continua a muoversi sempre nel rispetto dei confini che la Costituzione ha stabilito, ma i suoi discorsi, appelli generici alla politica, ai partiti, all'Italia vengono sempre più spesso letti come vere e proprie entrate a gamba tesa contro il Parlamento, in particolare contro il governo dell’ex premier.
L'interventismo di Napolitano, certo non nuovo nel suo settenato che si chiude con il governo Monti, dal capo dello Stato favorito nel suo formarsi per evitare elezioni anticipate, non piace a destra.
Anticipiamo un po’ il bilancio del settennato Napolitano. Una cosa davvero storica ha fatto Giorgio: dopo avere regnato all’unisono con la casta che lo elesse e i cui misfatti omise di punire: ha deposto il Cagliostro di Arcore, ha insediato Mario Monti, ha lanciato il superiore concetto di governo dei tecnici.
Ma Napolitano supera tutti i limiti: adesso decide pure per il dopo mandato?
Il Colle entra a gamba tesa sul futuro dell'Italia e spiega: "I partiti non si illudano, il prossimo governo avrà gli stessi problemi di questo esecutivo, ossia debito e crescita".
La soluzione di Napolitano? Non cambiare nulla. Questa volta Re Giorgio decide pure per il dopo-mandato... dopo Mario Monti come premier vuole un nuovo Monti.
Il capo dello Stato non molla e vuole decidere (ancora) il futuro dei partiti.
Naturalmente, resta inteso e chiarissimo a tutti che se le stesse cose che sta facendo il comunista Giorgio le avesse fatte Berlusconi, sarebbe scoppiata una guerra civile. Mentre Bersani a pecora dice: Obbedisco!

Giorgio Napolitano prima ha cancellato l’ipotesi di voto anticipato, poi ne ha anticipato i risultati, annunciando quale sarà la politica governativa non solo dopo le elezioni della prossima primavera, ma anche dopo la fine del suo mandato.

Adesso basta, Napolitano sta superando tutti i limiti.



Giuseppe Sagliocco - Iscritto al Pdl - Lodi

lunedì, luglio 02, 2012

Casta: quelli che fanno la morale agli altri...


Ebbene si…c'è un mondo che lavora e che si impegna. Sono quelli che non fanno la morale agli altri. Forse sono quelli che, legittimati, vengono indicati come usurpatori. Ci sono quelli che rischiano la vita per pochi euro al mese. I lavoratori, le forze dell'ordine, ad esempio. Ci sono i piccoli imprenditori che provano a trovarsi uno spazio nella vita sociale, investendo capitali, rischiando di perderli, lavorando anche 18 ore al giorno. Ce ne sono altri che invece sono funzionali alla casta. Poi ci sono quelli che giudicano gli altri, non avendo mai lavorato in vita loro. E ci sono quelli che fanno politica per mestiere. Quelli che fanno i sindacalisti per lavoro; quelli che fanno per professione l'antimafioso, e prima c'erano quelli che facevano per professione l'antifascismo (ora sono fuori moda, però, anche perchè dovrebbero spiegare perchè fini si e la russa no, ad esempio). Ci sono anche quelli che vivono bene facendo i pentiti e quelli che appena vengono toccati dagli strumenti "democratici" di investigazione richiedono con urgenza una legge che garantisca dalle intercettazioni ... questi sono i politicamente corretti. Sono i "non ci sto" di stomachevole memoria. Ed anche scrittori mediocri, come Saviano ad esempio, che hanno trovato l'Eldorado in Italia. Basta la parola giusta al momento giusto e basta schierarsi dalla parte giusta. La vita è fatta anche di opportunità, altri la chiamano in altro modo. La questione è trovarsi al posto giusto al momento giusto o dire la caxxata giusta al momento giusto, tanto in italia è di chi la dice più grossa. ... Così si vendono libri e si vendono copie di giornali; così hanno fortuna i teletribuni; così la politica diventa professione, così si saccheggia il Paese a danno di chi paga. Così si fanno avanti demagoghi e comici, incapaci anche di concepire il rispetto democratico e di garantire pluralismo e confronto.


Giuseppe Sagliocco - Lodi




domenica, giugno 17, 2012

E bravi Letta e Buttiglione…che fare adesso con questo spread che resta alto?



Dopo le affermazioni di Enrico Letta (Pd) e del Prof. Buttiglione (Udc) secondo i quali, “se Berlusconi lascia il governo lo spread scenderà di 100 punti (Letta) e di 300 punti (Buttiglione), l’unica cosa che mi viene da pensare è che abbandonassero la politica, perché dimostratisi incapaci di valutazioni serie e ponderate!!

Veniamo adesso alla lira italiana ed al marco tedesco. Il marco oggi vale Lire 1428 (quando entrò nella moneta unica valeva Lire 989: una bella rivalutazione!!).

L’Italia invece per un euro dovette spendere Lire 1936,27 così la lira si svalutò già in entrata del 50% e adesso per restare legati alla suddetta moneta unica, stiamo gettando via la nostra dignità ed operosità.
L’uscita dall’ euro comporterebbe:  una svalutazione di circa il 40%, una inflazione a due cifre e un debito pubblico più costoso del 40% anch’esso!!

Se restiamo nell’euro e si varano gli Eurobond dovremo dare per questi delle garanzie (ce le chiederà la nostra “dirigente” Merkel); dovremo cioè garantire con il patrimonio pubblico ma anche con l’oro della Banca d’Italia.

Legandoci agli eurobond quindi finiremo praticamente col non avere più o in ogni caso con l’ intaccare pesantemente ne i beni patrimoniali ne parte delle riserve auree della Banca d’Italia.
Restare nell’euro, nella moneta unica europea senza una nostra politica e con la illusione che le cose andranno meglio, ci può portare a perdere patrimonio e oro pubblico.

E’ dunque meglio esporre il petto ai colpi mortali della Merkel e perire, oppure beccarsi dei pallini da caccia nel sedere per poi rimettersi in sella come ha sempre fatto questo laborioso popolo italiano? Cosa conviene fare?

Il nostro Paese si interroghi, partendo dal più umile dei cittadini e fino ad arrivare ai nostri maggiori studiosi di economia.
A trarre vantaggi dalla moneta unica è solo la Germania che sta vincendo la III guerra mondiale!!
Cosa conviene fare?


Giuseppe Sagliocco (Lodi) 

martedì, giugno 12, 2012

Miracolo a Milano: Pisapia in un anno ha svuotato le piazze





Ricordate le tante belle parole e le promesse di Pisapia soltanto un anno fa? Beh, probabilmente sono state portate via poi da quel famoso stesso "vento nuovo" da egli tanto invocato... 

Andiamo per ordine; appena messo piede a Palazzo Marino il sindaco arancione cosa fa? Aumenta d'un botto del 50 per cento il biglietto del trasporto pubblico, infligge ai milanesi una tassa dalla quale erano sempre stati esentati, la famigerata addizionale comunale Irpef e subito dopo si inventa un balzello per l'accesso in automobile nel centro storico diventato Area C; senza dimenticare, nel frattempo di moltiplicare il canone e gli altri costi per occupazione di suolo pubblico...

Certo, quando annunciava questi salassi in combutta col super-assessore Tabacci, Pisapia adduceva le sue giustificazioni, tutte immediatamente rivelatesi pretestuose. Tanto per cominciare sul mitico «buco di bilancio lasciato dalla Moratti» non si è mai fatto chiarezza. E poi: il vertiginoso aumento del biglietto Atm avrebbe consentito nuovi investimenti nel trasporto pubblico che non sono ancora visti mentre il balzello per accedere all'area C, era motivato dalla lotta alle polveri sottili che invece continuano a stagnare nella nostra aria come prima.

Insomma Pisapia sta facendo della facile demagogia e del populismo, sta adottando proprio quei comportamenti che da sinistra vengono ossessivamente rivolti ad altri: ora a Grillo e ora al Berlusconi d'antan, ora a Di Pietro ora alla Lega.

Sotto la Madonnina è accaduta una cosa “strana” (ma non troppo): la spending review viene a Palazzo Marino tradotta (male) nel più provinciale “tassa e spendi“. Dopo lo spending è scomparso il rewiev, insomma. Che in termini comprensibili al volgo e all’inclita significa: nuovo aumento delle imposte a carico dei milanesi ma anche aumento delle spese correnti del Comune. Incredibile ma vero. Non c’è male come risultato, solo dodici mesi dopo la la presa di Palazzo Marino, la Bastiglia da espugnare, simbolo del vento che cambiava anche in Italia.

Succede dunque che nel 2012 il Comune pisapiano rifila ai cittadini nuove imposte per 252 milioni di euro. Invece dei tagli alle spese in tempo di crisi, lacrime e sangue per la gente comune, nemmeno l’ombra: le spese correnti del Comune aumentano di 215,6 milioni rispetto al 2011. Milioni di euro, non noccioline, si badi bene. Perché a Milano la politica della sinistra è una cosa “seria”. Tanto seria che grosso modo le nuove tasse pareggiano le spese correnti in più… E i risparmi? I mitizzati tagli? Se ne riparlerà (pare, forse?) nel 2013.

Così, mentre a Roma la sinistra incita Monti a tagliare gli sprechi pubblici, nella Milano europea ed evoluta, tanto per fare qualche esempio, le spese correnti del Gabinetto del sindaco passano da 7 a 11,6 milioni di euro, quelle della Direzione generale altri 3,1 milioni di euro, quelle per i consulenti esterni arrivano a 1,2 milioni di euro. Mi fermo qui perché è difficile credere alla favoletta del “più tasse ma servizi migliori”.

Per ora siamo al più tasse e più spese e le chiacchiere si fermano a questo punto. Il conto della serva popolana dice che sale l’Irpef, la Tarsu (23%), la Cosap è andata alle stelle, l’Imu per seconde case, botteghe, negozi al massimo possibile…E meno male che il vento è cambiato….si, infatti ora è ufficiale: c’è una bufera arancione ad abbattersi sui poveri cittadini milanesi!!



Giuseppe Sagliocco

lunedì, giugno 04, 2012

Riforme? Si, con chi ci starà...


Deformare la realtà a proprio vantaggio è un classico della sinistra. Lo sappiamo, basterebbe non farci caso. Il dramma è che a prendere sul serio le panzane e le minacce dei quotidiani di sinistra sono soprattutto i leader del centrodestra, vittime inguaribili di un complesso di inferiorità culturale per cui se non esisti su quei giornali non esisti in assoluto.

Così, come poveri allocchi, vengono usati per seminare zizzania in campo avversario e poi al momento giusto accoltellati. Per mesi, quando si trattava di indebolire Berlusconi, Formigoni era trattato dai suoi attuali carnefici di Repubblica come una musa ispiratrice, quel genio di Cicchitto adesso va a braccetto con quelli de Il Fatto, che nella migliore delle ipotesi lo considerano un piduista e che alla prima occasione gli faranno ovviamente un servizietto barba e capelli. I nostri eroi vanno oltre.

Il Pdl andrà avanti col presidenzialismo anche senza i democrat. Un modo per stanarli sulla modifica del Porcellum.

Non è un bluff, e infatti il Pdl continua a rilanciare con forza il presidenzialismo e a tessere la tela di una proposta di riforma sulla quale vuole a tutti i costi ottenere un voto e un’espressione del Parlamento.
«Avanti tutta sul presidenzialismo. Bisogna andare fino in fondo. Chi ci sta, ci sta». È questa la linea tracciata.

L’intenzione è fare un investimento vero sulla grande riforma costituzionale per riportare la barra dalla parte della democrazia diretta e del cittadino. «La legge elettorale a doppio turno proposta dal Pd» spiega Alfano «da sola non è in grado di garantire un esecutivo stabile e una maggioranza scongiurando il rischio della frammentazione. Solo l’abbinamento all’elezione diretta del presidente della Repubblica garantisce un esito certamente bipolare e insieme la certezza di non produrre, in nessun caso, il blocco delle istituzioni».

Un voto, dunque, per fotografare le intenzioni dei partiti e far uscire allo scoperto la reale volontà di mettere mano al Porcellum. E se il Pd dovesse dire no, allora massimo sforzo per ottenerne una «approvazione simbolica» con la maggioranza uscita dalle urne. Insieme con la Lega, quindi, e se possibile con l’Udc. Se poi il Parlamento dovesse respingere la proposta, allora la subordinata per recuperare il massimo rapporto con l’elettorato potrebbe essere il sistema attuale con collegi più piccoli o magari la reintroduzione delle preferenze. I segnali, più o meno tattici, lanciati al Pd, continuano.

Il Pd ribadisce che «non ci sono tabù» ma resta nel vago. Il Pdl promette battaglia. Presidenzialismo a parte, al Senato sono in corso le votazioni con l’accordo «ABC» che, per ora, prevede la diminuzione dei parlamentari. E settimana scorsa è stato abbreviato l’iter di approvazione delle leggi, rendendolo possibile con una sola lettura parlamentare.

Insomma, sul tavolo della politica c'è la riforma proposta dal Pdl che potrebbe cambiare il corso del Paese, ma i giornali preferiscono occuparsi d'altro…



Giuseppe Sagliocco