mercoledì, luglio 13, 2011

Lettera aperta al premier: se non ora, quando?



Caro Presidente Berlusconi, senza uno scatto di reni, senza coraggio, senza rischiare la tua stessa maggioranza, da vincente rischi di ritrovarti perdente. Saranno i tuoi elettori incazzati che, perse le speranze, ti toglieranno la fiducia.C'è una manovra possibile che ti può far perdere non più dello 0,50% di voti, ma che ti farebbe guadagnare in credibilità, e rilancerebbe l'immagine del tuo coraggio. Avanti spariglia...


Mi chiedo se i portavoce periferici della politica siano capaci di interpretare la volontà del popolo libero e di trasmetterla ai responsabili del governo e della maggioranza. Questo sarebbe stato il momento di far capire che la rivoluzione liberale non fa solo scelte di mercato e di libertà d'impresa o di diritti, ma anche scelte popolari. Una classe dirigente libera e democratica sa interpretare l'indignazione della gente che lavora e che fa sacrifici. Molto spesso la fortuna non aiuta i migliori e nessuno ha, pertanto, il diritto di ignorare che c'è un popolo meno fortunato che è sempre più penalizzato.


Si possono capire le occasioni sfruttate, il vantaggio di aver scelto la strada giusta, l'onore di essere stato chiamato a rappresentare in parlamento alla sovranità popolare, anche la predisposizione a farsi trascinare ripagando i potenti col loro servilismo, ma i privilegi alla lunga non li tollera nessuno, soprattutto in momenti di difficoltà generale della nazione. ORA BASTA!


Penso che ci voglia più coraggio, anche a costo di far saltare il tavolo. Un tetto per gli stipendi pubblici, un tetto per le pensioni e l'eliminazione del cumulo, il taglio degli stipendi dei parlamentari, l'eliminazione dei rimborsi elettorali e dei contributi ai giornali di partito, il taglio dei consiglieri di comuni e regioni. L'eliminazione dei vitalizi ai parlamentari, le eliminazione dei privilegi a vita a Presidenti di Corte Costituzionale, Repubblica, Camera e Senato. Una legge costituzionale per la riduzione al 50% dei deputati, per l'eliminazione del senato e delle provincie. Un tetto massimo per ministri, viceministro e sottosegretari. Un tetto massimo per assessori. Eliminazione (per tre anni) dei contributi al cinema., allo spettacolo ed a tutte le manifestazioni e rappresentazioni (teatrali-sociali-culturali-artistiche). Non si può ridere e divertirsi a spese di chi è costretto a fare sacrifici per rimettere in piedi il Paese. Eliminazioni (per tre anni) di tutte le richieste di contributi finanziari a vario titolo per ricorrenze, commemorazioni, presentazioni e quant'altro. Nessun contributo (per calamità, scarsa produzione, difficoltà di mercato) per gli agricoltori che negli ultimi 5 anni non hanno dichiarato utili in media pari al 3% del capitale investito e che non pagano i contributi sociali ai lavoratori. Siano fatti gli studi di settore anche per l'agricoltura in cui includere la presenza della forza lavoro minima indispensabile per abbattere la piaga del caporalato e del lavoro nero, soprattutto nel mezzogiorno. Assimilazione dell'incidenza fiscale, iva compresa, per tutte le attività commerciali, cooperative comprese. Misure penali rigide per quelle forme di evasione fiscale che prefigurano dolo e grave spregio alla giustizia sociale (ad esempio evasione totale, fatturazioni false, doppio lavoro con prevalenza di quello svolto a nero, prestazioni professionali senza rilascio di ricevuta fiscale). Taglio di tutte le spese di consulenza per tutti gli enti locali e per i ministeri. C'è l personale ordinario e se non è capace si destina ad altro lavoro di profilo più basso e si sostituisce con personale interno più capace (negli uffici pubblici non sempre ai più capaci vengono affidati ruoli di maggior profilo).


Ci vorrebbe, inoltre, anche se con la manovra economica c'entra poco, una legge che impedisca nelle scuole agli insegnanti di fare politica, prevedendone nei casi più gravi l'immediato licenziamento. Un insegnate che invece di educare i giovani al pluralismo ed al rispetto di tutti, li voglia formare alla faziosità, sarebbe paragonabile al cassiere di banca che invece di gestire il denaro dei suoi clienti li convogliasse sul suo conto corrente. Se l'attività di quest'ultimo comporta l'immediato licenziamento e l'attivazione del codice penale, dovrebbe essere la stessa cosa anche per gli insegnanti....


Saluti azzurri

giovedì, luglio 07, 2011

Siamo tutti al fianco di Alfano per un nuovo Pdl



Angelino Alfano è stato nominato per acclamazione segretario del partito al Consiglio nazionale del PdL. Inzia la fase due del partito. Prossime tappe il rimpasto nel governo con la sostituzione del Guardasigilli ed il nodo della giustizia con il dl intercettazioni messo in calendario per questo mese. Secondo Berlusconi: «E' la persona giusta, mai menzognero».
Come testamento, come lascito della mia partecipazione alla vita politica, ripete Berlusconi, «vorrei dare all’Italia una grande unica formazione ispirata ai valori del Ppe, in grado di raccogliere tutti gli elettori moderati» . Indicato l’obiettivo, spetta ad Alfano raggiungerlo….e noi siamo tutti con lui!


Tra i nostri valori c'é la vita. Siamo laici e cattolici ma tutti noi crediamo che qualcuno possa dare e togliere la vita, ma quel qualcuno non è il Parlamento. Toccanti e sentite, accolte con applausi lunghi e a scena aperta, le parole con cui il neo segretario si dice convinto che Berlusconi rivincerà le elezioni del 2013. Non abbiamo bisogni di lasciti ed eredità. Costruiremo tutti insieme un grande partito, e la prospettiva è quella del Ppe. La nostra è una sfida importante: riportare a votarci il popolo dei moderati italiani, che non se ne è andato a sinistra, è lì in attesa che noi diamo loro nuove buone ragioni per votarci. Due anni sono tanti, ma dovremo chiedere quel voto con orgoglio vincendo i pregiudizi, consapevoli delle nostre ragioni e dei loro torti, nel solco del Ppe. Se lo faremo rivinceremo le elezioni….Quello del Pdl voluto dal Presidente Berlusconi è un progetto serio di grande area che aggreghi moderati italiani alternativi alla sinistra che propone una grande costituente popolare con chi è disponibile a camminare su questa strada e per questo progetto. Dobbiamo fare un partito serio. Da subito, perché l'idea di una grande costituente popolare non vuol dire che intanto non ci organizziamo. Presidente, ha detto poi Alfano in Consiglio Nazionale rivolto a Silvio Berlusconi, lei ha sempre detto che il Pdl è un partito monarchico e anarchico.


Ebbene, lei si è annoiato a fare il monarca, gli altri non si sono annoiati a fare gli anarchici, ha detto con una battuta, sottolineando d'ora in poi la necessità di «creare un meccanismo semplice semplice di regole e sanzioni. Non è possibile, ha poi concluso il neo segretario politico, che uno cui non piace il candidato sindaco del Pdl si fa una lista 'Coca cola' e si candida da solo. Se vuole farlo, può farlo, ma fuori dal Pdl»….giusto, più che giusto! E anche a Lodi sarà così…deve essere così!!
Oltre ai problemi interni, Alfano, che nel suo discorso ha anche accennato ad un “partito degli onesti”, dovrà provvedere all’organizzazione sul territorio, dove i personaggi più disparati esercitano un ampio potere locale spesso scappato di mano al controllo di chi è a Roma. E’ il caso dell’On. Cosentino in Campania o dello scontro intestino tra Mantovani e Podestà in Lombardia.
Inoltre va affrontato il nodo primarie. Diversi colonnelli del partito le richiedono, sia per quanto riguarda il candidato premier, sia per i ruoli dirigenziali locali, per affidare agli iscritti la possibilità di scegliere in maniera diretta la classe dirigente. Giusto, sono d’accordissimo!! Le primarie devono essere un mezzo per raggiungere il fine che è vincere alle Politiche. Con un segretario così, un Presidente che sarà comunque presente, e con una sinistra che è solo invidia e fuffa ce la faremo…

Saluti azzurri

Il mondo culturale, la scuola l'Università e l'informazione in mano alla sinistra



Da molto tempo ormai mi domando per quale ragione in un Paese di consolidata tradizione cattolica, nel dopoguerra tutto il mondo culturale sia diventato comunista, così come gran parte della scuola, dell’università e dell’informazione. Com’è possibile che persone colte, istruite d’un tratto abbiano adottato il pensiero unico bolscevico abiurando valori nazionali e identitari? Si trattò di un fenomeno spontaneo e frutto di tante scelte individuali e consapevoli, per quanto curiosamente simultanee? La risposta è no. Non fu affatto un moto spontaneo, bensì una raffinatissima operazione di condizionamento delle masse, nell’ambito di un tentativo di occupazione dell’Italia attraverso l’occupazione delle istituzioni dall’interno, come prescritto da Gramsci e con la decisiva pianificazione del Kgb, che in quegli anni dedicava a questi scopi addirittura un Dipartimento.


Certo, se oggi si dicesse a uno dei tanti intellettuali ex comunisti, che peraltro ancora dominano buona parte della cultura italiana, di essere stato uno strumento del Kgb, costui si arrabbierebbe moltissimo . E, verosimilmente, non avrebbe torto. La maggior parte degli intellettuali, dei giornalisti, dei docenti nemmeno sospettò di essere manovrata e proprio per questo l’operazione ebbe successo, come si spiega in uno dei libri più intelligenti degli ultimi 40 anni: “Il montaggio”, scritto da Vladimir Volkoff, intellettuale francese di origine russa ed esperto di manipolazione delle masse, che nel 1982, avvalendosi dell’artificio romanzesco, descrisse le tecniche usate dagli strateghi sovietici. Libro strepitoso e scomodo, che naturalmente il mondo intellettuale europeo all’epoca ignorò. Ora l’editore Alfredo Guida lo ripropone in italiano con un’iniziativa altamente meritoria e che i lettori aperti di spirito apprezzeranno. Il Kgb non esiste più, ma i suoi montaggi continuano a produrre effetti.


Chi lo capisce troverà una chiave di lettura ancora attualissima per capire perché, dopo oltre mezzo secolo, nella cultura, nella scuola, nell’informazione e in parte della magistratura certi clan continuino ad essere prevalenti. Il sistema sopravvive al mandante e all’ideologia, continuando a far danni....


Saluti azzurri

lunedì, maggio 16, 2011

Evviva la maggioranza silenziosa dei togati!


Non c'è contraddizione tra il presidente della Repubblica, che rende onore al merito, e il presidente del Consiglio che denuncia i guasti recati dalla malagiustizia al funzionamento dello Stato democratico. Sono modalità diverse, entrambe necessarie, di affermazione del principio della leale collaborazione tra le istituzioni preposte al buon funzionamento della cosa pubblica (e quindi anche alla promozione delle riforme necessarie). Pretenderle in contraddizione tra loro, sia pure nei fumi polemici di una campagna elettorale amministrativa ricca di significato politico, sarebbe come contestare,in Francia, al generale De Gaulle la repressione dei "soldati perduti" in rivolta contro la Repubblica. Erano gli stessi soldati autori del sollevamento che aveva spianato la via al rinnovamento di quella democrazia francese, ma poi non erano stati capaci di "rientrare nel dovere". Ce n'è abbastanza da legittimare l'esigenza della inchiesta parlamentare, ventilata da Berlusconi, sui deragliamenti nell'interesse privato, o corporativo, dell'amministrazione della giustizia. Deragliamenti che conducono alcuni magistrati a fungere da contropotere, oggettivamente eversivo, rispetto all'ordinamento democratico.


Difficile negare al presidente Berlusconi il dovere di difendere l'istituzione che rappresenta dall'insistente tentativo, articolato in ventiquattro processi campati in aria dal giorno del suo ingresso in politica, di surrogare con l'iniziativa giudiziaria la devastante miscela di handicap, contestata dallo stesso Napolitano, che inibisce all'opposizione di sinistra una efficace partecipazione al gioco democratico.
Onore ai magistrati che lo meritano, e anche al governo che fa il suo dovere.

Giuseppe Sagliocco
Direttivo cittadino Pdl - Lodi

domenica, maggio 15, 2011

Sinistra italiana vero pericolo per la democrazia


Il pericolo per la democrazia non è Berlusconi, ma questa sinistra italiana. Che plaude al lancio di monetine e che ora invoca un colpo di Stato. Gli intellettuali chiedono l’intervento di carabinieri e polizia, perché vogliono un golpe per rovesciare il dittatore. Perché, dicono, la democrazia si salva “anche forzando le regole”. Poveracci.

E’ proprio particolare l’opposizione italiana, non c’è niente da fare. Più i suoi esponenti tentano di darsi un’aria da indefessi custodi delle Sacre Istituzioni, più vengono al pettine tutti i nodi del loro essere drammaticamente comici.
Eppure, il peggio è arrivato da un intellettuale, da un professore universitario che di cose, nella sua lunghissima vita, ne ha viste tante. Parliamo di Alberto Asor Rosa, teorizzatore di moderni colpi di Stato dalle colonne del Manifesto.


In pratica, il vegliardo linguista ha auspicato l’intervento dei Carabinieri e della Polizia per “congelare le Camere, sospendere tutte le immunità parlamentari, restituire alla magistratura le sue possibilità e capacità di azione, stabilire d’autorità nuove regole elettorali, rimuovere le cause di affermazione e di sopravvivenza della lobby affaristico-delinquenziale”. E tutto questo per “difendere i capisaldi irrinunciabili del sistema repubblicano”. Un golpe in piena regola, dunque. Un golpe che secondo Asor Rosa “godrebbe di un prevedibilissimo appoggio europeo”.

Serve commentare ulteriormente? Meglio di no, meglio lasciare questi intellettuali al loro delirio. Si parla tanto, a sinistra, di volontà berlusconiana di incendiare le folle e il Paese, di creare disordini e polemiche, di fomentare sit-in e di avvelenare il clima. E poi, una mattina, capita di leggere che uno dei loro, uno che avrebbe potuto diventare Ministro nel 2006 (così voleva Diliberto), pensa che sia opportuno farci piombare in uno “Stato d’Emergenza”.


E nessuno si indigna, dalle parti del Quirinale. Sia mai, in quest’Italia sconcertano solo i dopocena privati del Presidente del Consiglio. Chiedere un colpo di Stato in piena regola, evidentemente, non fa notizia. Ed è questo che preoccupa…


Giuseppe Sagliocco

giovedì, aprile 14, 2011

Processo breve, nessun rischio e tante balle!!


Nonostante le terroristiche affermazioni di alcuni esponenti dell’opposizione, le nuove norme sul processo breve e sulla prescrizione breve non incideranno sui procedimenti per il disastro di Viareggio, il terremoto dell’Aquila o per il crack Parmalat. Per il primo i Pm stanno procedendo per reati gravissimi, come l’omicidio colposo plurimo e il disastro ferroviario, puniti con pene molto severe e che si prescriveranno, quindi, in un tempo lontanissimo; se il processo breve verrà approvato la prescrizione del disastro ferroviario di Viareggio maturerebbe in 23 anni e quattro mesi, quindi nel 2032, e la prescrizione dell’omicidio colposo plurimo addirittura dopo, fino a un massimo di 35 anni dai fatti, quindi nel 2044. Lo stesso vale per i processi per il terremoto dell’Aquila, dove il termine di prescrizione si ridurrebbe di soli dieci mesi. E anche su Parmalat non ci sarebbe nulla da temere, visto che per il reato di bancarotta fraudolenta ed aggravata si passa dai 18 anni e nove mesi a 17 anni e sei mesi...

C’è qualcosa di stucchevole in tutta questa discussione sul processo breve. Mettiamo da parte per un attimo Berlusconi (voi ossessionati, lo so, non ce la fate: fatevi un sudoku nel frattempo), e proviamo a ragionare su un aspetto. E cioè l’allarmismo, davvero viscido e vergognoso, che l’opposizione intera, parlamentare ma non solo, sta cavalcando su questa vicenda. Dal Pd al partito di Fini, da Repubblica a Sky, tutti a dire che ci sarebbero una serie di processi a rischio. Processi ovviamente dal forte impatto mediatico.

Ad esempio, il processo per il terremoto dell’Aquila, quello per la Moby Prince, quello della Thyssen, quello della strage ferroviaria di Viareggio. Tutti, indistintamente, scrivono e affermano che la legga salva-Berlusconi affosserà tutti quei processi...

Bene, è tutto falso. E’ tutta una balla incredibile. Mentono sapendo di mentire. Ad esempio, il processo di Viareggio andrà in prescrizione nel 2034, cioè 25 anni dopo il fatto: è del 2009 e quindi sarà prescritto nel 2034. Ma quello che non vi dicono, è che si tratta della prescrizione di primo grado. Con il processo-breve la prescrizione verrà accorciata di 20 mesi, cioè da 25 anni a 23 anni e 4 mesi. E ora, volete farci credere, voi patetici sfruttatori del dolore, che nemmeno dopo 23 anni e 4 mesi la giustizia italiana riesce ad arrivare ad una sentenza di primo grado? Vergognatevi...

Vale a dire che andrà in prescrizione solo e soltanto se il procedimento sarà fermo ancora al primo grado. Ora, scusate, ma immaginatevi un processo del genere che dopo 25 si ritrova ancora a quel punto. Provate a pensarci. Dopo 25 anni. Un quarto di secolo. Più che prendervela con Berlusconi, cari giornalisti e cari politici andate a cacciare col forcone i giudici, vera casta privilegiata e autentica palestra di inetti. Perché se 25 anni non bastano per un primo grado, allora, qualche problema c’è. E pure bello grosso.

Ma ci rendiamo conto, l’ossessione di Berlusconi non vi permette lucidità. Preferite fomentare l’odio e la violenza, preferite raccontare balle, tanto gli ossessionati credono a tutti. Fateci almeno un favore, se riuscite. Lasciate fuori da tutto questo i parenti delle vittime. Loro non c’entrano niente. Loro non meritano di finire in mezzo al vostro vomito.

Saluti azzurri

mercoledì, gennaio 26, 2011

Ancora vergogna Annozero

Siamo alle solite....


Dagli schermi di Repubblica Tv, il segretario del Pd, lancia l’iniziativa per cercare di dare “una spallata al governo”. Parla di "italiani indignati" di "una cosa che non si può più sopportare".



Un'intervista che ha ruotato tutta sul tema caldissimo di queste settimane declinato sotto diversi aspetti: dall'uso dei Tg pubblici fatto dal premier e dai suoi sostenitori, all'attacco alla magistratura



Ha tuonato (si fa per dire) contro l'informazione di parte.



"Ieri ho visto un Tg incredibile - ha detto Bersani riferendosi al modo in cui il telegiornale di Minzolini ha parlato del caso Ruby-. “Pagare il canone diventa sempre più difficile".



Ma l’ha visto Annozero?




Bersani ha definito "vergognoso" l'attacco di Berlusconi ai pm che indagano sulla concussione e sui festini di Arcore: "Vanno puniti"



Il leader Pd ha ricordato che il reato di cui si tratta è gravissimo:



"Io non faccio moralismi al netto dei reati e qui c'è un reato di prostituzione minorile.”



(SENTENZA EMESSA?)



Peccato abbia dimenticato di indignarsi per la violazione dei più elementari diritti di cittadini “spiati” (100.000 intercettazioni) e “perquisiti” come delinquenti per una decina di mesi, senza che ci fosse un "reato da perseguire” e spendendo circa 500.000 euro dei nostri soldi...



Se tutto quello che ha in mano la pm dell’inchiesta Ruby è del tenore e della credibilità delle dichiarazioni della escort Nadia Macrì, allora la sua “brillante” carriera di inquisitrice .. è veramente finita!




Forse non tutti hanno avuto la pazienza e lo stomaco di seguire la trasmissione di Santoro di ieri, ma chi ha avuto la disavventura di farlo, non può non essere stato assalito da un’irresistibile attacco di rabbia intervallato a irrefrenabili risate, sentendo questa testimonianza:



"Abbiamo fatto il bagno in piscina, dove ci raggiunse il presidente. Nudo. Noi eravamo sette ragazze. Siamo stati tutti quanti insieme a scherzare e a toccarci. Poi lui dopo un po' si e' avvicinato ad un'altra camera dove c'e' un lettino in cui fa i massaggi e dopo un po' disse. 'Avanti la prossima, avanti la prossima. E ogni cinque minuti noi aprivamo la porta e consumavamo il rapporto sessuale. Una alla volta".



Se me lo vengono a raccontare di Rocco Siffredi, mi faccio una risata!


Ma se me lo raccontano di Berlusconi a 75 anni, mi incazzo!


Non sopporto di essere preso per scemo!



SETTE “BOTTE” IN TRENTACINQUE MINUTI ??????



A 75 ANNI ???


POTENZA DEL VIAGRA O DELL'IDIOZIA ???



Altro che parafrasare Ghedini: “Ma, va là!” … qui ci vuole un bel VAFFA!


A Santoro e ai suoi “cani da cazzate”.


Saluti azzurri

Fiat: Gli operi ringrazino gli impiegati

Ci si aspettava un po tutti, compreso il sottoscritto, una netta vittoria del SI al referendum di Mirafiori, invece alla fine è andata un po diversamente, e la forbice si è fermata a 54% SI e 46% NO...cioè significa che gli operai strumenti in mano ai sindacati, e inconsapevoli forse della fine che avrebbero fatto se avesse prevalso il NO, per poco non sono riusciti a farsi un bel regalo e cioè rimanere a casa, smettere di lavorare....per poco non ci sono riusciti! Devono invece ringraziare ancora una volta i cosiddetti colletti bianchi, gli amministrativi, i quali con il loro voto determinante, permetteranno anche a illusi, superficiali operai politicizzati (e secondo me un po tanto masochisti perchè non devono aver capito bene la portata che avrebbe avuto una eventuale vittoria dei NO) di continuare a lavorare come hanno sempre fatto finora, dando certezze che sarebbero venute certamente meno qualora i NO avessero vinto e avesse vinto la voglia di non lavorare più in Fiata Mirafiori, bensì altrove non in Italia.

Premessa: il 47% dei lavoratori italiani non sono iscritti ai sindacati ma lo sono soltanto il 53% dei lavoratori; il 53% di sindacalizzati è; così; suddiviso: 13% aderisce alla Fiom, 12% alla Fim 11% alla Uil, il 9% è iscritto alla Fismic, il restante 4% all'Ugl.

Si può affermare quindi che in percentuale rappresentino quindi il 24.53 del complessivo....mentre tutti gli altri sindacalizzati sommano il 75.47%.

Cioè tre volte tanto la Fiom.

E' ora che la Fiom decida da che parte stare.

Io credo che la questione sia abbastanza complessa, e nel contempo sia assolutamente positivo lo sviluppo che ha avuto la vicenda Fiat; Esiste cioè l’accordo tra le forze sindacali e l'azienda nella direzione di una maggiore flessibilità dei rapporti di lavoro.

Mi spiego meglio, su 100 operai in totale quelli che sono sindacalizzati e hanno firmato il referendum sono il 40% e come abbiamo visto sopra il 47% non sono iscritti!!

La somma fa 87 mentre 13% rappresenta la Fiom... Alla Cgil Fiom fanno i duri, hanno votato e fatto votare per il NO e hanno pure esultatoper i tanti NO venuti fuori alla fine dello scrutinio...ma la Camusso, che è piu' sveglia di Epifani, ha già detto che dopo la vittoria del SI, sarebbe disponibile e mettere una firma "tecnica" sotto al contratto, il che dovrebbe farle avere, per i delegati iscritti al suo sindacato, incarichi di rappresentanza maggiori e più numerosi all'interno della Fiat, cosa che altrimenti non sarebbe possibile, non avendo la "pasionaria" sottoscritto come tutti gli altri sindacati, il contratto di lavoro di cui si parla.

Il concetto che voglio esprimere è dunque che con 13 iscritti su 100 la Fiom pretende anche di apporre, adesso, a posteriori questa famigerata " firma tecnica" che non significa assolutamente niente...ma allora, mi domando e la gente si domanda, il 47% degli altri, i non iscritti, non hanno diritto a nulla?

Solo la Fiom pretenderebbe di avere maggiori spazi per i suoi già non numerosissimi iscritti e di conseguenza di delegati?

Agli altri, cioè a quelli non iscritti, ma anche agli altri sindacati complessivamente più numerosi, allora cosa vogliamo dare? La vicepresidenza della Fiat?

Siamo seri, e per il bene del Paese auspichiamo che molti operai non restino ancora fermi immobili (verso la realtà in movimento) come le gigantesche pietre dell’isola di Pasqua.

(Lettera pubblicata sul giornale di Lodi "IL CITTADINO" in data 26/01/2011)

Giuseppe Sagliocco

Popolo della Libertà - Lodi

Quartiere San Bernardo

giuseppe.sagliocco@gmail.com

giovedì, novembre 18, 2010

Le vite parallele di Fini e Casini



Con la discesa in politica di Berlusconi,Fini e Casini si allearono con Forza Italia, partito fondato dal Cavaliere nel 1994.
I due politici di diversa provenienza hanno fatto politica all’ombra di Fi che aveva raccolto, all’epoca, le forze migliori dei partiti fatti «scomparire» da parte dei giudici estremisti. Pierferdinando Casini è l’erede di parte della Dc e di Forlani, ed ha continuato a impersonare la parte peggiore della vecchia Dc che pur aveva ricostruito l’italia, salvandola,tra l’altro, dal comunismo.


Perché la parte peggiore? Non è stata forse parte della politica democristiana portata avanti con tanta «vaselina», con tante non scelte e ambiguità?
Non è strato forse Moro quello che ci h parlato delle cosiddette «convergenze parallele»?
Non è stata la gran parte della Dc a lasciare il povero Fanfani a combattere, da solo, la battaglia per il divorzio?

A proposito, mi chiedo perché le gerarchie ecclesiastiche danno tanto credito a Casini?
Come se ciò che questi dice non sia riscontrabile nel partito di Silvio Berlusconi?
Certi principi non li può difendere meglio un partito del 30% rispetto a uno del 5%???


Nella diaspora democristiana, alcuni esponenti sono andati ad allearsi con gli avversari di un tempo, e cioè il Partito Comunista Italiano.
Altri sono confluiti, per difendersi dal terremoto dei giudici, in Fi, mentre Casini, attraverso una serie di sigle, è infine arrivato all’Udc.
Ma Casini cosa vuole o dice che non sia nel grande partito che poi ha dato vita al Popolo della Libertà?


Sembra più un gruppo di potere locale che si è consolidato per sopravvivere, non certo per fare politica di ampio respiro; ed è degli ultimi tempi sempre più evidente nell’Udc, la politica vecchia di una parte della Dc stessa , ossia la politica dei cosiddetti «due forni» (come dire «il potere per il potere»).
Fini, dal canto suo, ha fatto un cammino ancora più tortuoso, o meglio lineare, nel negare quelli che erano stati i principi della destra fascista e post fascista. Tutto ciò che era stato alla base del Msi prima e di An dopo, è stato da Fini negato; arrivando questi a dire che «il fascismo è stato il male assoluto».

Mi chiedo: ma Mirko Tremaglia, con le lacrime agli occhi al discorso del suo leader a Perugia, ha capito bene?
Dalle secche in cui era arenata Alleanza Nazionale, c’è voluto Berlusconi per portare Fini e il suo partito nel campo delle alleanze democratiche; dopo una lunga maturazione, si fa per dire, da alleati di Forza Italia, i due giovanotti Fini e Casini, hanno incominciato a scalpitare, vedendo che la figura carismatica del Cavaliere poteva durare ancora per tanto tempo; e così dapprima Casini si è staccato dal nucleo di centrodestra, andando elemosinando accordi a destra e a manca (i due forni) e successivamente pure Fini è andato addirittura in fibrillazione dopo aver costituito insieme a Berlusconi il Pdl.

E poiché di Cesare non ve ne può essere che uno, allora dai a combattere
il creatore di Fi, che ha creato in pochissimi mesi, un partito più forte della stessa vecchia Dc.
Si sente dire in questi giorni che Fini e Casini appoggerebbero un governo con alla testa il Presidente della Ferrari, e loro che non hanno voluto aspettare i tempi naturali e fisiologici per il comando, dovrebbero fare il numero 2 e numero 3 di Montezemolo!!
Ma tanto valeva aspettare le evoluzioni temporali e politiche di quello che era stato il loro Salvatore...

Forse per tutti e due i politici, possono aver prevalso i «cattivi consiglieri » come usa affermare Fini, solo che in questo caso si tratta di cattive consigliere, non a caso Casini e Fini sono sposati in seconde nozze e chissà se è vero che queste giovani donne non abbiano insinuato in continuazione: «ma come è possibile che due politici di lungo corso come voi, ancora giovani, che non hanno fatto altro che politica, debbano essere dietro a un uomo che non ha fatto mai politica e che si è solo occupato di imprenditoria?»
Giuseppe Sagliocco

martedì, novembre 09, 2010

Contraddizioni istituzionali, irriconoscenza e presunzioni nel discorso di Fini


Il discorso di Fini a Bastia Umbra, ha creato una serie di dubbi agli addetti e non alla politica.
Prima ancora che vengano analizzate le proposte concrete di tutto il discorso, venute fuori d’incanto negli ultimi 5 minuti dell’intervento, io
che non sono prof. di Diritto Costituzionale, resto perplesso:
il Presidente della Repubblica, sempre presente in tutti i dibattiti, non sente il bisogno di chiedere alla terza carica dello stato di dimettersi dalla carica (di equilibrio) ma che ha, a sua volta richiesto le dimissioni al capo del governo Berlusconi?
E’ giusto che Fini si serva di una carica istituzionale dello Stato per fare politica partitica?
Ai posteri questa risposta.
Entrando poi nel merito del discorso, come ho già detto, tutto concentrato negli ultimi 5 minuti, della serie “il veleno nella coda”, il Presidente di Fli si è a mio avviso continuamente contraddetto, affermando, con qualche sfumatura che il Ministro del Tesoro Tremonti ha salvato il Paese con una buona politica economica, che il titolare degli Interni, On.le Maroni ha ben fatto nel suo settore, assicurando alla giustizia tantissimi delinquenti organizzati o meno, che il Ministro Brunetta ha operato una buona politica a sua volta dandoci una burocrazia più accettabile e che infine, la Gelmini ha fatto una buona riforma della scuola in generale e della Università in particolare.
Orbene, dopo tutte queste affermazioni, certamente positive per il governo, ha poi invece detto che questo governo non governa e lo ha paragonato ad un paracarro per la sua immobilità (!!!)
Sono stati inoltre scomodati nella tomba molti politici del passato, da Moro a Berlinguer per dire che quelli erano politici: Berlusconi, senza essere nominato, è dunque la negazione della politica (forse perché non aveva capito chi era Fini).

Chi fa bene si aspetti male, diceva mio padre…

Anche il federalismo fiscale è stato apprezzato dal capo di Fli;
Fini ha fatto un elenco di proposte quali: investire nella ricerca e sulle innovazioni; varare nuove regole per gli appalti della P.A. legare il salario alla produttività; creare fondi per le aree sottosviluppate e concentrarsi su poche grandi opere, ma anche favorire fiscalmente il Meridione e stabilizzare i precari (come???).

Fini ha chiesto poi un nuovo patto sociale con un tavolo al quale partecipino Confindustria i Sindacati e così via, dimenticando che l’attuale governo ha vinto le elezioni su un programma che deve essere portato avanti. Le parti sociali possono essere sentite, ma almeno in questa fase, non possono cambiare quanto gli elettori hanno chiesto votando questo governo.

Su alcune o tutte le proposte giunte si puo’ senz’altro discutere, ma il colpo finale il “ribelle” lo assesta quando fa la “chiamata di correo” per Casini perché entri nella nuova maggioranza in modo da mettere in mezzo Lega e Pdl e distruggerli, e in un crescendo rossiniano poi ha chiesto: si cancelli la legge elettorale, Berlusconi si dimetta per “avviare una nuova fase”…in caso contrario i deputati e senatori presenti nel governo e a lui legati, daranno le dimissioni dallo stesso, ma tutto il suo gruppo restera’ per cuocere a fuoco lento il premier, votando solo “cio’ che riterranno opportuno”.
Bella roba…troppo facile amico Fini!!
Poiché circa un mese fa, ricordo al leaderino di Fli, tutto il governo compresi i finiani hanno approvato 5 punti da realizzare in questi ultimi tre anni di legislatura proposti da Berlusconi, è chiaro che è in Parlamento che Fini e compagni dovranno fare i distinguo dal Pdl e dalla Lega e solo così, democraticamente e in maniera libera, il popolo valuterà e voterà.


Giuseppe Sagliocco
Popolo della Libartà
Lodi - San Bernardo
giuseppe.sagliocco@gmail.com